«Donne a Napoli, ecco perché stare lontani dalle posillipine»

«Donne a Napoli, ecco perché stare lontani dalle posillipine»
di Ugo Cundari
Mercoledì 13 Marzo 2019, 12:20 - Ultimo agg. 12:41
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Salvatore Pica, maestro di stile e di piacere, designer, artista, gallerista e tanto altro, oggi arzillo ottantenne, nel 91 scrisse un libro sulle donne napoletane, etichettandole per carattere e intensità di rossetto a seconda del quartiere o della strada di nascita. Il 21 marzo La donna napoletana divisa per quartieri e impronte labiali (Colonnese, pagine 119, euro 12) torna in libreria con la traduzione inglese a fronte. In questa classificazione compaiono la mitologica di Posillipo, la figlia di famiglia di via dei Mille, la pragmatica del Vomero, l'antropologica del centro storico, la proletaria di Fuorigrotta-Bagnoli, la pasionaria di Pozzuoli.

Pica, questo libro serve a difendersi dalle donne o ad abbordarle?
«A capirle, da milioni di anni sono prigioniere del potere maschilista».

Un libro che incasella le donne per quartiere tanto femminista non sembra.
«Le femministe si riunivano a casa mia 40 anni fa. Le ho ospitate e amate, tutte. E poi ho scritto anche un libro sui maschi napoletani, classificandoli per mestieri. Sono assolto?».

Dopo tutti questi anni, non era il caso di aggiornare il libro?
«La donna napoletana non è cambiata. Le caratteristiche che aveva e ha le ho studiate per il lavoro che facevo, quando vendevo design negli anni '60 e dovevo capire chi era l'acquirente davanti a me, sempre donna».

La posillipina è ancora alla ricerca dell'armonia perduta, dopo aver letto La Capria?
«Sempre, sono gli elementi fisici del quartiere a determinare la psiche delle donne, e da Posillipo ancora si vedono il Vesuvio, il mare, il cielo ampio. La posillipina sogna, ad occhi aperti».

Che differenza c'è tra Camille, la ragazza di via dei Mille, e Patrizia, la reginetta di Baia Domizia?
«Camille crede nel consumismo, vuole apparire per appagare il suo egocentrismo. Patrizia nasce nei quartieri antichi ed è costretta a emigrare per sfuggire agli sguardi di donne come Camille, la più pericolosa per l'uomo».

Perché?
«Perché cerca il marito con i soldi».

La vomerese che tipo è?
«Tiene i piedi per terra, ha una mente scientifica. Nata in una zona senza storia, le manca un retroterra, ha solo il nuovo, l'oggi e il domani, fatto di benessere e appagamento. Fa eccezione quella di via Palizzi. Nata nel mondo poetico degli artisti, risente di questa presenza e quindi è molto delicata, ipersensibile».

Perché la ragazza di Fuorigrotta preferisce Federica Sciarelli a Barbara D'Urso?
«La Sciarelli, come la donna di Fuorigrotta, è lavoratrice indefessa dall'animo operaista, è coerente, ha un'etica, una sua competenza che è diventata funzione sociale perché aiuta a trovare le persone. La D'Urso è la parte non positiva della ragazza di via dei Mille».

In ogni puteolana c'è un po' della Loren?
«In tutte le donne tra Pozzuoli e Torre del Greco. Il mare è forza, sesso, slancio, spontaneismo. Di queste qualità l'emblema supremo è la mitica Sophia».

Queste donne hanno anche il partner ideale?
«Ognuna tende a sposarsi con uomini di eguale estrazione di quartiere. Fa eccezione la vomerese, che aspira al marito di via dei Mille, se riesce a strapparlo alla chiaiolina. Quella che però fa i figli prima di tutte è la donna del centro storico, prima dei vent'anni».

Perché?
«Deve dimostrare al quartiere che, diventando moglie e mamma, è una donna vera».

Chi è la più infedele?
«Tutte potenzialmente lo possono essere. Di certo la donna di Bagnoli è la più fedele, le viene naturale porsi il problema del marito e dei figli che soffrirebbero».

Solo le neo ricche e le single non hanno un quartiere di riferimento?
«Le neo ricche hanno la mente offuscata, non hanno strumenti disciplinari per gestire la nuova agiatezza, devono ancora arrivare a costruirsi un'identità di zona. Le single sono le migliori. Hanno capito tutto. Amano la libertà e amano gli uomini senza freni. Soffrono forse l'assenza di maternità ma la loro è una scelta di vita. Sono inclassificabili».

Perché a volte scrive in terza persona?
«Prendo le distanze da me stesso e dalle mie idee. E poi appartengo alla Napoli dei discreti, sono un autodidatta figlio di persone umili. Sono nato alla Pignasecca, mia mamma era sartina in subappalto, mio padre aveva una pescheria».

A suo nipote quale donna consiglierebbe di amare?
«La proletaria di Fuorigrotta. Evitare la posillipina, quella di via dei Mille e la vomerese». Ma ovviamente sono tutte illazioni giocose: Pica è un inguaribile estimatore delle donne. Tutte.
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