Addio a W. S. Merwin, poeta della natura e della pace

W. S. Merwin
W. S. Merwin
Sabato 16 Marzo 2019, 15:28 - Ultimo agg. 15:59
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Poeta, drammaturgo, traduttore, buddista praticante, William Stanley Merwin, considerato uno dei più grandi poeti americani contemporanei, è morto all'età di 91 anni nella sua casa sull'isola di Maui, alle Hawaii, in una piantagione di ananas di 18 acri dove si era "ritirato" fin dagli anni '70, battendosi per la natura e per la difesa delle foreste pluviali. A confermare la notizia, un portavoce della sua casa editrice, Copper Canyon Press, e la Merwin Conservancy, un'associazione ambientalista fondata dallo stesso poeta.

Nato a New York il 30 settembre 1927, autore di oltre venti raccolte di poesie, dalle prime opere ispirate a miti e leggende fino alle proteste infuocate contro la distruzione dell'ambiente, il colonialismo e la guerra in Vietnam, Merwin ha ricevuto per ben due volte il premio Pulitzer (nel 1971 e nel 2009), un National Book Award e nel 2013 è stato il primo autore ad essere insignito del premio letterario polacco "Zbigniew Herbert". Nel giugno 2010, la Library of Congress lo ha nominato 17/o poeta laureato degli Stati Uniti. Ha tradotto, tra le altre
opere, il Purgatorio di Dante, drammi di Euripide e di Federico Garcia Lorca, poesie di Pablo Neruda e di Osip Mandel'stam.

Autore di versi già negli anni dell'adolescenza, dopo la laura a Princeton ha vissuto tra l'altro in Spagna e a Londra, dove è diventato amico di Sylvia Plath e Ted Hughes. La sua prima raccolta di poesie, A Mask for Janus, è del 1952. Tra le altre raccolte, Writings to an unfinished accompaniment (1973) e The compass flower (1977). La guerra in Vietnam ha spinto poi Merwin ad accostarsi alle problematiche attuali, spostando il centro della sua attenzione su temi come l'antimperialismo, il pacifismo e l'ecologismo che avrebbero poi caratterizzato la sua produzione poetica degli anni '80 e '90: da citare opere come Finding the islands (1982), Opening the hand (1983), The rain in the trees (1988) e Travels (1993). «Sento il sangue strisciare sulle pianure», ha scritto
in The Child. Mentre in The Crust la caduta di un albero diventa metafora della crisi della civiltà.

Negli anni '70 Merwin si è trasferito definitivamente alle Hawaii, studiando buddismo con il maestro Robert Aitken. I suoi lavori sono diventati più rarefatti (The Folding Cliffs, 1998, The Vixen, 1996), radicati nel paesaggio hawaiano e nel suo passato, nella memoria personale che agisce come difesa contro
il disordine del mondo contemporaneo.

Merwin è anche autore di scritti in prosa: The miner's pale children: a book of prose (1970); Houses and travellers: a book of prose (1977); Unframed originals: recollections (1982); Regions of memory: uncollected prose 1949-82 (1987); The lost upland: stories of Southwest France (1992).
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