«I problemi finanziari del Comune di Napoli non possono essere risolti elevando la tassa di soggiorno, quindi penalizzando l'attività turistica. I proventi della tassa dovrebbero essere destinati completamente al miglioramento dei servizi turistici, non utilizzati per fare cassa, come è finora avvenuto» afferma invece il presidente della sezione Turismo di Unione Industriali Napoli, Giancarlo Carriero. «Al di là della decisione, in sé molto discutibile, sconcertano le modalità con cui viene ufficializzata. Siamo stati convocati ad horas dall'Assessore al ramo Daniele e dal Vice Sindaco Panini per apprendere che dal primo aprile, praticamente da domani, l'imposta aumenterà per quasi tutte le strutture ricettive, tranne quelle per cui era già stata elevata al massimo. Agli impegni e alle assicurazioni sulla concertazione con le parti sociali, insomma, segue in concreto la solita prassi, che è quella di decidere senza prima almeno interpellare i diretti interessati. È un metodo che non può andare avanti, anche perché si finisce per danneggiare gli operatori di un settore che, tra i pochi, ha negli ultimi anni rappresentato una boccata d'ossigeno per l'economia del nostro territorio», conclude Carriero.
«Il Comune pensa di ricavare dal turismo più di quanto è possibile - conclude Antonio Izzo, presidente Federalberghi - L’aumento dell’imposta di soggiorno, infatti, non solo rappresenta un aggravio di spesa per il turista, ma anche un aggravio di lavoro per il personale degli alberghi oltre a creare difficoltà per gli aggiornamenti dei programmi gestionali.
Ma anche l’immediatezza dell’entrata in vigore è deprecabile (1 aprile ndr). Esistono prenotazioni e contratti già in essere che non potranno essere modificati, quindi gli aumenti ricadranno sulle strutture recettive o sulel agenzie di viaggio. Il Comune ha mostrato disattenzione alle dinamiche del settore, non tenendo conto del rilancio del turismo in paesi competitor, come quelli nord africani, che assottiglieranno il nostro mercato. Già gli alberghi subiscono una pressione fiscale abnorme, tra le più alte d’Italia, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, ma ora devono subire anche questo attacco. Sarebbe stato più opportuno, invece, fare una seria lotta all’abusivismo, ma le iniziative che vengono intraprese sembrano sempre poco efficienti e molto lente. Come se non bastasse manca la concertazione con le associazioni di categoria sull’utilizzo di quanto introiato. Tutto viene imposto, al massimo viene comunicato, e alla fine, alla legittima richiesta degli operatori di una rendicontazione vengono forniti documenti molto tecnici e poco comprensibili che lasciano mille punti interrogativi sull’effettivo utilizzo di un’imposta che, ricordiamo, dovrebbe essere destinata integralmente a sostegno del turismo».