Bus dirottato, la telefonata di Rami ai carabinieri: autista ci minaccia col coltello, siamo ostaggi

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«Aiuto, l'autista ci minaccia con il coltello e ci tiene in ostaggio sul pullman. C'è per terra della benzina, la prego mandi qualcuno, non è un film, c'è tanta gente. Il bus sta andando verso la campagna». Si chiama Rami il tredicenne che «per primo» ha chiamato i soccorsi dal bus dirottato ieri mattina a San Donato Milanese, Milano, da Ousseynou Sy con a bordo 51 studenti e due insegnanti di una scuola media di Crema. Il papà del ragazzino, visto quello che ha fatto, ha chiesto che gli venga data la cittadinanza italiana

Immediatamente il carabiniere all'ascolto reagisce chiedendo ai colleghi l'invio di una pattuglia. «Subito, subito, veloce», dice. «Non è un film, non possiamo perdere la vita», aggiunge il ragazzino, invitando a fare presto. «Chi vi sta tenendo in ostaggio?», chiede il militare. «Il guidatore, ha un coltello in mano, veloce, c'è per terra della benzina, non resistiamo più», risponde l'adolescente. «Mi servono delle altre indicazioni», dice il carabiniere. «Certo, certo signore però la prego chiama qualcuno. Non è un film questo. Non possiamo perdere la vita. Sta andando verso la campagna». «Sì, sì stai tranquillo», replica il militare. E in tempo reale l'Arma organizza l'intervento che riuscirà a salvare tutti gli studenti.

«Ho pensato solo ai miei compagni, volevo salvarli, ho cercato di tranquillizzarli, non mi importava cosa poteva succedere a me». Sembra quasi non accorgersi del coraggio e della lucidità che ha avuto mentre era prigioniero sull'autobus Ramy, il 13enne che ieri ha nascosto il cellulare all'autista sequestratore ed è riuscito a fare la prima telefonata al 112. «Non voglio farvi del male, diceva l'autista, ma voglio vendicare mia moglie e le mie tre figlie morte in mare», racconta lo studente rivivendo la giornata di ieri.

«Stavamo tornando a scuola dalla palestra. È arrivato quel tipo che non avevamo mai visto e ci ha detto di stare zitti e fermi - racconta Ramy -. Abbiamo pensato ad uno scherzo, ma dopo ha legato i professori e gli studenti davanti. Poi ha preso i telefonini di tutti, io sono riuscito a nascondere il mio così ho potuto chiedere aiuto. Ho chiamato due volte la polizia, tre volte i carabinieri e uno volta mio padre finché sono arrivati. A quel punto ho dato il telefono all'autista perché non si sentisse in pericolo, gli ho detto che l'avevo trovato per terra». Intanto tranquillizzava gli amici spiegando loro che aveva parlato con i carabinieri che erano vicini. «Il momento più difficile è stato quando ha messo il coltello addosso ad un nostro compagno, già solo vedere il coltello ci ha fatto paura - continua -. Poi ci ha spaventati gettando la benzina per terra. Io ho temuto il peggio proprio quando sono arrivati i carabinieri perché lui era molto nervoso, aveva in mano l'accendino e ci minacciava dicendoci che era pronto ad accendere il fuoco. Ma i carabinieri sono arrivati al momento giusto e quando hanno spaccato i vetri abbiamo capito di essere salvi».


«Era lucido, è stato furbo - ha raccontato Adam, 12enne che frequenta la seconda B e suo amico -: l'autista aveva fatto raccogliere tutti i telefoni, ma lui ne ha tenuto uno e poi ha chiamato i carabinieri». «Poi anche io ho richiamato, ho fatto il 112 e abbiamo cercato di spiegare dove eravamo», ha raccontato il ragazzino uscendo dalla palestra dell'Istituto Margherita Hack di San Donato, dove psicologi e personale sanitario hanno accolto i giovani ancora sotto shock, ma non feriti.

«Rami ci diceva: 'state calmi la polizia sta arrivando', poi abbiamo anche provato a rompere il vetro con i calci, mentre lui guidava, e facevamo i segni dal finestrino» indicando «1-1-2», sperando che le persone fuori li vedessero.

Dopo la telefonata al 112 Adam è riuscito anche a chiamare i genitori: «gli ho detto che c'era un uomo che voleva ucciderci, dovevano chiamare la polizia. Poi ho riattaccato subito perché» l'autista «si era fermato» e «ho avuto paura succedesse qualcosa di brutto». «Mi ha chiamato con numeri diversi - ha raccontato poi anche il padre del ragazzo - sentivo le urla dei bambini e diceva chiamate la polizia fate qualcosa. Io poi sono andato subito dai carabinieri con mia moglie e sono rimasto lì mezz'ora».

«Dopo mi ha richiamato per dire che erano salvi e fuori dal pullman» e che il bus «era esploso», ha concluso il padre. «Eravamo tutti molto spaventati - ha raccontato un altro ragazzo - perché l'autista ha vuotato le taniche di benzina per terra, ci ha legato tutti e ha sequestrato i telefoni in modo che non chiamassimo la polizia. Uno dei telefoni, di un mio compagno, è caduto a terra. Allora mi sono tolto le 'manettè, facendomi anche un pò male, e sono andato a raccoglierlo e abbiamo chiamato i carabinieri e la polizia».