Tangenti stadio, Raggi: «Roma saccheggiata per 30 anni, non si torna indietro»

Scandalo tangenti, Raggi: «Ho preferito la linea della legalità a quella del facile consenso»
Scandalo tangenti, Raggi: «Ho preferito la linea della legalità a quella del facile consenso»
Venerdì 22 Marzo 2019, 14:27 - Ultimo agg. 21:15
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«Non si torna al passato. Il giorno in cui sono stata eletta sindaca di Roma sapevo che avrei subito ogni tipo di attacco: mediatico, politico, personale». Virginia Raggi si sfoga e si difende. Dopo l'arresto per corruzione di Marcello De Vito, presidente dell'Assemblea Capitolina, e il fascicolo aperto sull'assessore comunale Daniele Frongia, la sindaca cerca una sponda sui social pubblicando un lungo post su facebook. 

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«Sapevo che il vecchio sistema che insieme al M5S sto scardinando con ogni mia forza, avrebbe opposto ogni tipo di resistenza - continua la sindaca -. Sapevo che avrebbe attaccato con una violenza inaudita. Sapevo che avrebbe provato ad infiltrarsi per provare a riproporre i metodi del passato, quelli contro i quali sto lottando».



Il riferimento è alle precedenti amministrazione che hanno governato la città. La Raggi non fa nomi, ma li chiama «affaristi, tangentisti, corrotti, palazzinari -dice - che da decenni hanno infettato i gangli vitali dell’amministrazione di Roma stanno provando ad adottare ogni metodo per tornare a “fare affari” a modo loro. A loro ho opposto le procedure di legge, i bandi di gara, i concorsi: tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione di un sindaco. E l’ho fatto ben sapendo che seguire la legge significa dover dire ai cittadini della propria città: quella strada non posso rifartela in due settimane ma soltanto dopo l’aggiudicazione di una gara che richiede almeno nove mesi di lavoro».

E ancora: «Ho preferito la linea della legalità a quella del facile consenso. Il risultato di una pratica corretta è che, dopo nove mesi i cittadini avranno una strada fatta bene e pagata il giusto. Quando c’è una buca per strada e si nota che sotto l’asfalto saltato c’è terra e non cemento, si capisce che anni fa quei lavori sono stati fatti male perché forse assegnati agli “amici degli amici” che non hanno scavato bene o hanno risparmiato sulle spalle dei cittadini e dell’amministrazione».

Insomma, ciò che sta accadendo a Roma oggi, è frutto di un malaffare antico. «È quello che raccontano le cronache giudiziarie di anni fa su “asfalto e mazzette” - continua la sindaca - È soltanto un esempio per rendere chiaro cosa significhi opporsi al vecchio modo di operare. Io ho detto “no” a quel sistema che però prova a ribellarsi in ogni modo. Prova ad infiltrarsi come succedeva in passato. Ma c’è una differenza: la mia reazione e quella del M5S è immediata e senza esitazioni».

L'esempio dato dal Movimento è chiaro, dice Raggi. «Non lasciamo spazio ad ambiguità: dopo aver letto l’ordinanza, Luigi Di Maio ha espulso Marcello De Vito nel giro di poche ore. E io ho immediatamente avviato una indagine interna su tutti i dossier citati nell’inchiesta che riguarda De Vito. E questa è una risposta seria. Una risposta anche a qualche commentatore che dice: ”nulla è cambiato”».

Poi aggiunge: «Le cose sono cambiate. Noi rispondiamo con fermezza a chi prova a “infettare” l’amministrazione con pratiche illegali. Magari questi stessi commentatori - che hanno giustamente stigmatizzato il sistema di “Mafia Capitale”, degli appalti pilotati e della corruzione - potrebbero contribuire a spiegare quanto sia lungo e complesso il percorso per il ripristino della legalità in una città dove per 30 anni nessuno si era accorto o faceva finta di non vedere il saccheggio dei “capaci”».

Infine la chiusa. «C’è chi si augura di tornare al passato. No. Non si torna al passato. Non glielo permetteremo».

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