Napoli, choc al Cardarelli: sabotato il salvavita per malati di cuore

Napoli, choc al Cardarelli: sabotato il salvavita per malati di cuore
di Leandro Del Gaudio
Sabato 23 Marzo 2019, 23:00 - Ultimo agg. 25 Marzo, 07:00
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Hanno eliminato il sonoro, quel «bip bip» che segnala un’anomalia nel tracciato e che dà l’allarme, fa scattare un intervento dei medici e consente - si spera - di salvare una vita umana. Hanno usato una banale graffetta per sabotare un dispositivo elettronico decisivo per il buon funzionamento dell’intera unità cardiaca dell’ospedale Cardarelli, mettendo al repentaglio la vita di decine di pazienti, di soggetti sotto attenzione per possibili scompensi nel battito del cuore. Sabotaggio, guasto provocato in modo doloso, pista interna.
 
Ci risiamo: anche al Cardarelli qualcuno ha provato a creare danni in uno dei centri di eccellenza della sanità campana, vale a dire l’unità che si occupa di emergenze cardiache. Come con le formiche del San Giovanni Bosco o con le blatte del Vecchio Pellegrini, un altro nosocomio finisce in balìa di strani maneggi, o meglio, di manine che creano disagi ad orologeria per motivi diversi, sempre e comunque sulla pelle dei cittadini.

Ma torniamo al caso del Cardarelli. Siamo a metà febbraio, quando gli impianti elettronici dell’unità coronarica fanno registrare anomalie. Un silenzio tombale, atipico, di quelli che non ti aspetti in un reparto che ha saputo in questi anni misurarsi con emergenze di ogni tipo e che ha imparato a fare squadra al primo «bip» dell’allarme via monitor. È così che sono scattate le verifiche, accertamenti che hanno fatto venire fuori una sorpresa sinistra, decisamente sgradita. A saltare agli occhi, una graffetta di quelle usate nelle segreterie, che è stata inserita nella «porta» dell’unità centrale, con un obiettivo evidente: eliminare l’allarme sonoro che interviene quando il tracciato cardiaco di un paziente presenta momenti di aritmia o di scompenso.

Come è noto si tratta di un servizio essenziale, per altro collegato a un reparto dotato di vigilanza attiva 24 ore, dal quale viene monitorata l’attività cardiaca di tutti i pazienti attraverso due sezioni, due unità che si danno il turno nel corso della giornata. In sintesi, quando scatta l’allarme sonoro, la notizia arriva in tempo reale a un cardiologo di turno, che interviene sul caso e verifica quali contromosse adottare. È invece bastata una graffetta per impedire che un sistema virtuoso, perfettamente funzionante, si trasformasse in una potenziale trappola per la salute dei pazienti. Decisiva in questa storia la denuncia del primario Ciro Mauro, responsabile del reparto, che ha messo in moto una verifica interna e ha immediatamente indirizzato un esposto all’autorità giudiziaria.

Al lavoro i carabinieri, ma il caso è tutto da approfondire. Indagini in corso, di fronte a un episodio ritenuto gravissimo, che solo per circostanze fortuite non ha dato vita a ricadute sulla salute dei pazienti. Una graffetta nella centralina di monitoraggio, nella «porta», da cui vengono diramate tutte le segnalazioni, inevitabile una domanda: chi può avere interesse a mettere a repentaglio la vita di uno o più pazienti? A chi conviene il nuovo caso di sabotaggio? Nessuno si sbilancia, c’è chi se la cava con una battuta: probabilmente di notte qualcuno non voleva essere disturbato nelle poche ore di sonno riservate a chi è segnato di turno. Possibile che si crea un danno tanto grave (almeno da un punto di vista potenziale) solo per stare qualche ora in branda a dormire?

In queste ore si fanno anche altre ipotesi. Al netto della professionalità dimostrata in questi anni dal personale medico, dagli infermieri e dagli stessi vigilantes, si scava all’interno dell’ospedale più prestigioso di Napoli, si cerca di capire. Si rivedono turni di impiegati, si lavora sulle scelte amministrative e sulle decisioni assunte in questi mesi dal primario e dai vertici dell’ospedale, insomma su qualunque cosa possa aver irrigidito i rapporti interni e creato scenari di livore. Verifiche anche sui nomi dei pazienti ricoverati all’interno del reparto, nel tentativo di capire se ci fosse una volontà di danneggiare qualcuno in particolare, ma al momento non sembrano emersi elementi significativo.

Un mese dopo il ritrovamento della graffetta, resta in piedi l’ipotesi sabotaggio, secondo una strategia adottata anche altrove. Formiche, blatte, ora l’intoppo per far saltare l’impianto elettronico, per silenziare un congegno salvavita essenziale per la vita dei pazienti. Insomma: se era uno scherzo, nessuno si è divertito.

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