Zingaretti: «Basilicata conferma che l'alternativa siamo noi». Ma i renziani lo attaccano

Zingaretti: «Salvini va fermato. La Basilicata conferma che l'alternativa siamo noi»
Zingaretti: «Salvini va fermato. La Basilicata conferma che l'alternativa siamo noi»
Lunedì 25 Marzo 2019, 12:13 - Ultimo agg. 20:22
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Una settimana é durata l'unità nel Pd e dopo i risultati non esaltanti in Basilicata la minoranza più dura - quella di Roberto Giachetti - va all'attacco del segretario Nicola Zingaretti. «Friuli, Trento, Molise, Abruzzo, Sardegna e Basilicata. Alla sesta volta credo che persino il grande Toto Cutugno abbia smesso di esultare per il secondo posto - twitta Anna Ascani, vicepresidente dem -. Noi abbiamo intenzione di andare avanti parecchio?». «Senza Renzi, tutti felici e perdenti», sintetizza l'altro deputato Luciano Nobili. Per Zingaretti, però, «la Basilicata conferma che l'alternativa a Salvini e al centrodestra siamo noi. Neanche questo era scontato».

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Domani Zingaretti nella prima direzione chiederà un mandato per rafforzare l'unità del partito e tessere nuove alleanze. L'esito del voto regionale consegna al nuovo leader un'altra sconfitta onorevole, ma in un territorio governato per 24 anni dal centrosinistra, un tempo vero feudo meridionale del Pd.

«Purtroppo eravamo arrivati al punto di presentare addirittura 4 simboli diversi, anzi per la verità il simbolo del Pd non era stato presentato e stava insieme a una dicitura 'Comunità democratichè - ricorda Zingaretti -. Insieme, questi 4 simboli raccolgono circa il 23% rispetto al 16% delle politiche. Un popolo che quando si propone questo schema, reagire e ritorna, anche se ancora in maniera non sufficiente per vincere».

La linea é quella delle alleanze larghe, ma la minoranza interna inizia già a mordere. Non solo i 'giachettiani', ma anche una deputata vicina all'ex presidente Matteo Orfini, Nadia Ginetti, dice che «non c'è un ritorno ad un nuovo bipolarismo come sostiene Miccoli (responsabile comunicazione, ndr), e non c'è alcun vantaggio a nascondere il simbolo di partito per camuffarlo in una indistinta coalizione».

Orfini, che ieri ha criticato Zingaretti su ius soli e campi in Libia per migranti, crede ancora nel Grande Pd che va da solo. Mentre la minoranza più consistente rappresentata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini da una parte e da Maurizio Martina dall'altra per ora non si espone. E Zingaretti prepara la prima Direzione al Nazareno. I 120 nuovi componenti discuteranno di elezioni europee e amministrative, con una relazione iniziale del segretario. Il leader incoronato dalle primarie vuole il via libera a proseguire i contatti con la sinistra per il voto nei Comuni - come Firenze - a giugno, e per le europee e la Regione Piemonte il 26 maggio. Con l'obiettivo di recuperare +Europa o liste diverse nel voto continentale come Articolo 1 - i fuoriusciti dal Pd - e la lista comune con esponenti di Siamo Europei, il manifesto di Carlo Calenda.

«A breve logo e programma», promette Zingaretti. Nel simbolo potrebbe esserci il riferimento alla rete dell'ex ministro, che sfida Steve Bannon in dibattito a Roma. E di fronte al guru sovranista internazionale, ex consigliere di Donald Trump, dice: «Con liste di qualità alle europee li possiamo battere. Perché gli italiani rimangono europeisti»

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