di ​Paolo Graldi
Martedì 2 Aprile 2019, 00:21
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Si fa presto a dire Far West a Roma. Eppure deflagrano sempre più frequentemente sparatorie tra bande.Il deflagrare sempre più frequente di sparatorie, in pieno giorno, negli stessi quartieri, condite con agguati intimidatori ma anche mortali, dimostra ormai gli alti livelli criminali raggiunti. Si torna agli anni bui e sanguinari della banda della Magliana? I segni di un ritorno di fiamma, una sorta di coazione a ripetere gli stessi schemi, prende forma.
Il raccordo tra realtà consolidate di clan feroci e arrembanti, provenienti dai territori della camorra, e bande romane cresciute in fretta nelle bische e divenute fameliche e arroganti si è fatto stretto. È cronaca quotidiana. 
La rete del malaffare produce sempre dissidi inevitabili, patti stracciati, guerre tra bande per il severo controllo del territorio di spaccio di cocaina e hashish. Episodi di sangue a cadenza regolare disegnano la mappa di intrecci di potere fuorilegge. 
È di ieri, primo pomeriggio, l’agguato a due pregiudicati a Roma Est, Cinecittà: seduto al bar Petit Mauro Gizzi non sa che la tazzina di caffè che tiene tra le dita rovinerà tra le gambe, dilaniate da alcuni proiettili, sparati da due killer arrivati su una moto, senza licenza d’uccidere ma solo d’intimidire. Un piccolo boss con forti ambizioni che negli anni ha cercato di mettersi in affari leciti ma ha irrobustito il suo potere e ha arricchito di arresti e sentenze il suo curriculum penale. 
Un avvertimento: potevano freddarli ma hanno mirato in basso. È il segnale che ritroviamo in altri fatti analoghi, poche righe in cronaca, indagini sempre aperte e però anche disperse nella memoria di una città che tiene sempre aperto il libro dei fatti di sangue. L’imponente ritorno di massicce partite sul mercato dello spaccio, (al quale si collega quello dell’usura e della refurtiva ricca), sembra aver riacceso più che nel passato i collegamenti con la piazza napoletana e i clan della camorra attivi su quel vasto territorio e con le ‘ndrine calabresi, alle quali si deve il monopolio dei rapporti con i narcos sudamericani. 
Il ferimento del giovane, incolpevole campione di nuoto Manuel Bortuzzo, a Ostia, preso di mira per errore (atroce abbaglio) da due malavitosi locali in cerca di vendette facili a colpi di pistola rientra nella logica delle spedizioni punitive in una Roma dove le investigazioni di polizia, carabinieri e guardia di Finanza, mietono continui e significativi successi con arresti e sequestri di stupefacenti, che tuttavia non sembrano al momento in grado di eradicare un fenomeno in clamorosa espansione. 
Lo stesso omicidio a freddo, nel gennaio scorso, davanti all’asilo del figlioletto, di Andrea Gioacchini, personaggio implicato in diverse faccende di malavita, forse vittima di un giro di usura ci riporta sugli scenari di crimini e criminali già visti.
Ammazzato lui, gravemente ferita la moglie. Indagato per una serie di somiglianze Augusto Giuseppucci (poi uscito dall’inchiesta), corposi precedenti e comunque fratello di “Er Negro”, primo boss della banda della Magliana, ferito a morte a piazza san Cosimato, all’uscita da un bar, nell’estate dell’80 per mano dei ”Testaccini”, rivali irriducibili. 
La banda si è poi irrobustita, ha stretto legami con la mafia e la camorra, si è invischiata in vicende che hanno investito personaggi dei servizi segreti e annoverato delinquenti di primissimo calibro, come Danilo Abbruciati, ucciso da un vigilantes mentre cercava di assassinare il vice presidente del Banco Ambrosiano, a Milano. Ci sono implicazioni anche con il comparto dell’eversione di destra, dove primeggia la figura di Massimo Carminati, “il Nero”, poi travolto da “Mafia Capitale” e dove restano intatti importanti segreti sulla morte del giornalista Mino Pecorelli. 
Un serpente velenoso che si morde la coda, che richiami quella famigerata stagione di morti ammazzati e di intrighi inconfessabili o si aggiorni con altri nomi ma con le stesse famiglie di boss e gregari che stringono patti, inscenano tradimenti, lottano per il potere sui territori d’influenza e ogni tanto, sempre più spesso, passano dalle minacce ai fatti. 
È il bang bang del Far West romano. 
Alla prossima puntata.
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