Torre del Greco: Antonio, 13 anni, operato al cuore. Ritorno a scuola tra i cumuli di rifiuti

Torre del Greco: Antonio, 13 anni, operato al cuore. Ritorno a scuola tra i cumuli di rifiuti
di Francesca Mari
Venerdì 5 Aprile 2019, 23:00 - Ultimo agg. 6 Aprile, 15:33
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«Abbiamo fatto di tutto per curare nostro figlio e ora deve ammalarsi a scuola a causa dei rifiuti? Proprio lì dove dovrebbe essere protetto? È inconcepibile». Rabbia e indignazione nella voce di Maria Marrese. Suo figlio Antonio, 13 anni, ieri è tornato a scuola dopo un’operazione a cuore aperto e ha dovuto fare lezione con la mascherina in un’aula con vista rifiuti. Proprio davanti alla scuola «Giampietro-Romano» di Torre del Greco, frequentata da bambini dai 9 ai 13 anni, c’è un’isola ecologica, una scelta di per sé scellerata: l’emergenza rifiuti che da mesi sta flagellando la città, tra piano industriale sbagliato e complicato passaggio di consegna tra ditte, l’ha trasformata in discarica a cielo aperto.
 
Finora inutili le battaglie della dirigente scolastica Maria Aurilia, impegnata con insegnanti e genitori a chiedere tanto la rimozione dei rifiuti quanto - soprattutto - lo spostamento dell’isola ecologica. Il tappeto di rifiuti davanti alla «Giampietro-Romano» si estende sempre di più anche perché lo sforzo della ditta cui da pochi giorni è stato affidato il servizio di raccolta viene velocemente vanificato dai continui sversamenti illegali.

Maria, suo figlio è rientrato ieri a scuola dopo un mese di assenza. Ci dice per quale motivo?
«Ha subito un intervento al Monaldi per riparare un’anomalia congenita, il Forame Ovale Pervio, anche noto come “buco al cuore”. Noi non volevamo ricorrere ai bisturi, ma i medici ci hanno assicurato che così non dovrà applicare pacemaker o altri impianti. Siamo tornati ieri a scuola, dopo l’operazione e la convalescenza e abbiamo trovato questa sgradevole sorpresa».

Non se l’aspettava?
«Sapevo che negli ultimi tempi la situazione era degenerata, me lo riferivano le mamme e l’ho appreso dai giornali, ma pensavo che dopo tante proteste e la gravità della cosa il problema stesse rientrando. Invece di fronte a un tale scempio siamo rimasti interdetti, Antonio mi ha chiesto sconvolto cosa fosse successo». 

Però è entrato lo stesso a scuola, vero?
«Sì, perché è scaduto il certificato medico e non volevamo facesse altre assenze, ci sono le prove Invalsi e non può rischiare di essere penalizzato». 

E come è andata?
«È stata una giornata pesante per lui: ha dovuto fare lezione con la mascherina, perché la sua classe, la 3H, è in un’aula che affaccia proprio sulla discarica. Però poi non ce l’ha fatta a restare, ha fatto chiamare a casa e mio marito è andato a prelevarlo prima della fine delle lezioni».

Antonio è particolarmente cagionevole? 
«Sì. Nessun bambino dovrebbe andare a scuola in quelle condizioni, con i rifiuti sotto le finestre, lui men che meno. È ancora debole, sotto antibiotici e con scarsi anticorpi. Abbiamo fatto tanto in questi mesi per proteggerlo dopo l’intervento; lo teniamo in una campana di vetro a casa per evitare contaminazioni e non possiamo ammettere che possa contrarre infezioni proprio a scuola.

Continuerà a mandarlo a scuola? 
«Frequenta la terza media e deve fare l’esame, non può perdere più lezioni. Ora c’è il weekend di mezzo e speriamo che alla riapertura, lunedì mattina, le cose siano cambiate. Chi di dovere dovrà prendere quanto prima dei provvedimenti, altrimenti ci accoderemo alla dirigente scolastica nella denuncia alla Procura della Repubblica».
 
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