Attaccati al cellulare
e disconnessi dalla vita

L'udienza con Papa Francesco: il pontefice assediato da telefonini
L'udienza con Papa Francesco: il pontefice assediato da telefonini
Sabato 13 Aprile 2019, 18:53 - Ultimo agg. 18:57
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Papa Francesco: «Giovani, non temete il silenzio: basta "droga" telefonino» (Ansa, 13.04.2019, ore 12.22)
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«Il telefonino è un grande aiuto, un grande progresso, va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventerai schiavo del telefonino perderai la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione, è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti che quando è droga, il telefonino è droga, riduce la comunicazione a semplici contatti: la vita non è per contattarsi, è per comunicare». L'appello rivolto ai ragazzi di un liceo romano, guardandoli negli occhi, provengono dal Papa più internettiano che si potesse immaginare. Le frasi di Papa Francesco spesso vengono rilanciate dai social del Vaticano, egli stesso adopera il cellulare e comprende quanto siano felici coloro che, quando lo incontrano, vogliono avere un ricordo: per questo, ogni tanto, si ferma e concede di posare per un selfie.

Il Pontefice ha il merito di rilanciare, ancora, una delle grandissime emergenze di questi tempi. L'isolamento, spesso l'alienazione assoluta di giovani sempre con un cellulare in mano, costantemente connessi con tutto e tutti ma sempre più disconnessi dalla vita. Ci si vede pochissimo, si parla sempre meno di persona e anche al telefono, nemmeno più il piacere di ascoltare la voce altrui. Dominano le chat, le faccine, il pollice alzato oppure verso, tutto francamente - se ci si ferma a riflettere - di un'insostenibile freddezza.

Il Papa si rivolge direttamente ai giovani, cerca di scuoterli, di chiamarli alla propria consapevolezza di essere persone vere. Giustissimo. Parla, coraggiosamente e senza filtri, alla cosiddetta «generazione dei cellulari».  Ma chissà se i più piccoli e i più fragili, senza un supporto adeguato, potranno mai comprendere il senso profondo delle sue parole, ammesso che arrivino. Il guaio è che con il telefonino in mano non sono solo i dodicenni-tredicenni e i ragazzi più grandi. Il dato più preoccupante attiene alla sistematica, scientifica somministrazione di cellulare, da parte di genitori sempre più deboli, ansiosi, non resistenti al pianto, ai bambini che reclamano il telefonino come  fosse un semplice giochino. Il gioco vero, invece, è azzerato, le attenzioni pure, basta un cellulare e il piccolo non strepita più, immeso in giochini alienanti senza nemmeno considerare i grandi rischi per la salute.
 
Diciamoci la verità. Ci auguriamo che le parole del Papa possano far breccia soprattutto nelle menti dei grandi, oltre che dei ragazzi. Perchè molti dei giovani hanno bisogno di genitori che parlino con loro, che si facciano peso delle loro ansie, dei loro problemi e delle loro gioie, con azioni, sguardi, parole pronunciate e non inviate su uno schermo, non solo con comportamenti affidati ad un cellulare. E, anche in questo caso, l'esempio conta moltissimo: piccole regole di «igiene comportamentale», ben spiegate e soprattutto sostenute dal comportamento dei grandi. Non usare il cellulare a tavola, lasciarlo disconnesso sul comodino magari garantendosi solo la chiamata e non le notifiche dei social, chiedere ai ragazzi di tenerlo spento in borsa a scuola e di accenderlo solo in caso di necessità. Ecco, potrebbero essere piccoli, sostanziali passi. Magari accompagnati dai docenti (sempre ammesso che siano in grado, loro, di dare il buon esempio).

La ri-educazione, dopo tanto abuso, non sarà facile, nè indolore. Ma è necessaria. Il Papa lo sottolinea e il suo messaggio va benissimo anche per i «grandi»:«Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli, di scrivere un vostro diario - ha aggiunto Bergoglio - Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare. Il silenzio può annoiare, ma andando avanti non annoia più. Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore».

Piccoli passi, senza avere paura. La consapevolezza - a cominciare dai genitori  - che con «meno» cellulare si può vivere lo stesso, anzi molto meglio: per guardare un panorama e farsi penetrare dalla sua bellezza invece (o prima) di fotografarlo, abbracciare o baciare una persona (prima di immortalarla sul cellulare), sentire un profumo (no, qui il sostitutivo per fortuna non c'è), seguire il filo dei propri pensieri, leggere e approfondire senza aspettare cosa sta accadendo sui social ad un amico, ad un conoscente, non impazzire se non c'è un like all'ultima foto pubblicata.

Ecco, avere giovani e dunque persone vere, che pensano, riflettono e programmano, inseguono e raggiungono, perdono e ripartono. Sarebbe una bella iniezione di fiducia in questa società sempre più, maledettamente, di plastica.
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«Preferite il silenzio allo strepito; è più utile e più dignitoso» (Persichetti)
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