Partita o zuppa di cozze: Napoli divisa tra due riti

Partita o zuppa di cozze: Napoli divisa tra due riti
di Antonio Menna
Mercoledì 17 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:25
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Cozze, freselline, olio rosso ed Europa League. Quest'anno nella zuppa del giovedì santo c'è un ingrediente in più. Il pallone siede alla tavola dei dodici apostoli, dove i piedi si lavano prima di indossare gli scarpini chiodati. Proiezione partita e zuppa di cozze, annunciano i cartelloni pubblicitari. Impossibile scegliere. Tradizione o calcio? Tutt'e due. «Rispetteremo, come ogni anno, la sacralità della zuppa di cozze nella speranza che ci regali un sogno», dicono dalla salumeria Up-nea, centro storico di Napoli, a due passi dall'Università Orientale. Ritrovo amato dagli studenti per aperitivi e bevute serali, il giovedì di Pasqua si mette in tavola la tradizione ma senza perdere di vista il big match.
 
Una fresella inzuppata, maruzzielli, purpetielli e uno sguardo a Napoli - Arsenal. Due gol da recuperare, se ne facciamo uno nel primo quarto d'ora, si sogna. La ranfetella magari ce la mette Milik, se sarà della partita. Basta un tocco, che ci vuole? È consigliata la prenotazione, urlano dai siti web. Tutti attrezzati, tutti coinvolti. Sono le feste, ed è il calcio, in questa strana combinazione astrale che già porta la Pasqua così in avanti, a metà aprile, e poi si diverte a piazzare il ritorno degli ottavi della vecchia Coppa Uefa proprio di giovedì santo. Vietato parlare di tifo, però: sai com'è? Ci sono di mezzo le cozze. Finisce la Quaresima, finirà anche il digiuno di trofei? Zero tituli, no grazie. Vogliamo la Coppa Uefa, hanno gridato i tifosi al San Paolo alcune settimane fa. La finalissima è a Baku ma la prima finale è qui: una mano nella zuppa di cozze e una sul telecomando. «Televisori pronti», dicono da Napoli Centrale, al Vomero. È un pub ma il giovedì santo fa saltare ogni ordine: osterie, pizzerie, paninoteche. Zuppa di cozze in tutti i menù e maxischermo. «Le tradizioni a Napoli sono sempre molto sentite dicono -. Non potevamo esimerci dal rito della zuppa di cozze. Abbiamo un menù speciale, partita inclusa». Si prenota e bisogna affrettarsi per un tavolo in prima fila. I posti migliori sono già esauriti. A Napoli centrale, per esempio, hanno chiuso tutto lunedì 15. Solo lista d'attesa. Solo prenotati anche all'osteria Gourmeet, di via Alabardieri, dove si onora la tradizione con un po' di ricercatezza. E, immancabili, tre televisori puntati sulla partita. Non manca l'appuntamento neppure la birreria Mosto, di Chiaia, che in collaborazione con il Murphy's Law di Via Merliani, si è inventata una zuppa di cozze alla birra. Innaffiata dalla Cuvèe de Ranke (una speciale belga, a fermentazione spontanea, con la giusta acidità), la zuppa punta dritto a due schermi rigorosamente puntati sulla Coppa.

Ma a dire il vero siamo totalmente fuori zona, anzi in fuori gioco. La zuppa di cozze più autentica, a Napoli, si impasta ai basoli e al sudore antico di popolo tra le strade di via Foria, dell'Orto botanico, di Porta Capuana. Si mangia sui tavoli di fortuna, per strada, in mezzo alle macchine, ammirando ancora nelle bacinelle o russo, l'olio piccante nelle bottigliette di Campari, e i retini di cozze pulite al momento e poi lanciate come pallottole nell'acqua calda. Qui giovedì sera sarà il delirio, dice Assunta Pacifico, a figlia do marenaro in persona. Il padre stava a Porta Capuana, lei si è spostata all'Orto botanico, poco lontano. La tradizione e la modernità: 400 coperti, nessuna prenotazione. Si fa la fila. E si comincia a mangiare dal pomeriggio. Voleranno 2-3mila zuppe di cozze, il giovedì santo. E non c'è spazio per il calcio. «Non possiamo proprio permetterci distrazioni dice Assunta -. La partita non è stata una nostra preoccupazione. Avremo migliaia di persone in fila e i piatti da portare a tavola. La tradizione, per noi, viene al primo posto». Ma nella tradizione c'è proprio il sacro che si sporca col profano. L'ultima cena di Cristo prima della Passione, la lavanda dei piedi. E per i fedeli, lo struscio dei sepolcri, la camminate per le strade del centro e la fine della Quaresima, il primo filo di primavera, l'astinenza dalle abbuffate regali, promessa da Ferdinando I a frate Rocco per la settimana santa e quindi lo stratagemma di pane e cozze, un piatto povero, semplice, ma saporito: la zuppa con l'olio rosso e santo. Una pietanza per tutti: per il re e per il popolo. Per chi è legato alla tradizione e per il patuto del Napoli. E niente paura, se giovedì vai allo stadio o vuoi restare a casa, qualcuno si è inventato anche la zuppa di cozze da asporto. È la Pescheria di Napoli, di Pianura. Una telefonata, una prenotazione, dieci euro ed eccola nei recipienti per portarla in giro. Completissima, con olio forte, brodo di polpo e cozze. La tradizione è servita. È Pasqua: si muore all'andata, si risorge al ritorno. Ora servono almeno tre gol.
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