Condannati prima della riforma,
valanga di ricorsi degli spacciatori

Condannati prima della riforma, valanga di ricorsi degli spacciatori
di Viviana De Vita
Mercoledì 24 Aprile 2019, 06:40 - Ultimo agg. 07:13
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Era stato arrestato con l’accusa di spaccio di stupefacenti: l’ipotesi di reato era però aggravata dalla circostanza che le sostanze messe in vendita dal pusher salernitano, erano classificate come “droghe pesanti”. Condannato in primo grado e in appello secondo i principi sanciti dal Codice Penale che fissavano il minimo delle condanne per lo spaccio di droghe pesanti da otto a vent’anni di reclusione, otterrà ora uno sconto di pena in base al nuovo criterio stabilito dalla Corte Costituzionale che, con sentenza depositata lo scorso 8 marzo, dichiara illegittimo il minimo previsto per il delitto di cui all’articolo 73, primo comma, del d.P.R. numero 309 del 1990 che incrimina i fatti di non lieve entità aventi a oggetto le cosiddette droghe pesanti.

Proprio questo principio sancito dalla Corte costituzionale della proporzionalità della pena quale limite alla discrezionalità delle scelte legislative e che sostituisce ai canonici otto anni di reclusione la condanna più mite di sei anni (invariato il massimo di 20 anni), è stato applicato dai giudici della settima sezione della Cassazione che hanno accolto il ricorso avanzato dai legali dell’imputato, gli avvocati Massimo Torre ed Emiliano Torre, annullando la condanna a carico del pusher e rinviando il caso davanti alla Corte d’Appello del tribunale di Salerno che dovrà riformulare la pena in base ai nuovi principi stabiliti dalla Corte costituzionale. La vicenda che ha fatto finire lo spacciatore in un’aula di tribunale risale a qualche anno fa quando l’uomo fu incastrato con un chilo di cocaina destinata a numerosi clienti dell’hinterland salernitano. Per lui l’accusa di spaccio, formulata dalla Procura, è stata aggravata dalla circostanza che la sostanza messa in vendita è classificata come “droga pesante”, droga cioè che, al pari del crack e dell’eroina, e a differenza della marijuana e dell’hashish, causa danni e dipendenza anche dopo poche assunzioni.
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