Benevento, al via la raccolta firme
per chiudere i pozzi contaminati

Benevento, al via la raccolta firme per chiudere i pozzi contaminati
Venerdì 3 Maggio 2019, 19:13
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Presenza di tetracloetilene e cloroformio in due pozzi utilizzati per rifornire d'acqua la parte bassa della città di Benevento, precisamente i rioni Libertà e Ferrovia ed il centro storico. È quanto sostiene l'associazione Altrabenevento da mesi chiedendo la chiusura dei due siti e che tutti i quartieri siano riforniti unicamente dall'acqua proveniente dall'acquedotto del Biferno. Per questo, oggi pomeriggio, l'associazione ha avviato la raccolta di firme per una petizione popolare che chiede la chiusura dei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni. «La soglia di contaminazione è stata abbondantemente superata nei due pozzi - ha spiegato all'Adnkronos il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona - Lo studio dell'Arpac, cominciato nel 2004/2005, riguardava solo il pozzo di Pezzapiana.» «Si pensava a un inquinamento locale dovuto alle ferrovie che sono situate proprio lì vicino e invece - ha aggiunto Corona - è venuto fuori che riguarda anche Campo Mazzoni che è a 400 metri di distanza, vicino al fiume Calore. È un inquinamento, dunque, che riguarda tutta la falda sotto la piana di Benevento».

«Non è una novità - ha continuato Corona - perché i piani d'ambito Calore Irpino del 2003 dicevano che bisognava chiudere quei pozzi perché la falda 'è a forte rischio di contaminazionè.
Nessuno ha mai vigilato attentamente nella fascia di protezione: non dovrebbero esserci discariche abusive che invece ci sono; non ci dovrebbero essere scarichi incontrollati di acque reflue; non ci dovrebbe essere uso di pesticidi in agricoltura». «Oggi, secondo legge, quei pozzi non potrebbero stare dove sono poiché - ha proseguito Corona - si trovano in zone fortemente urbanizzate, e non hanno le concessioni: è di ieri la lettera ufficiale della Regione Campania che sostiene di non risultare alcuna concessione per l'emungimento mai rilasciate. La Provincia ci ha detto che gli unici atti che hanno sono autorizzazioni provvisorie risalenti al 2004, ma da allora nessun atto definitivo». «La Gesesa (la società che gestisce l'erogazione dell'acqua in città) le ha sollecitate ma non le ha ricevute perché mancano i pareri delle Autorità». «Ora la Gesesa - ha concluso Corona - ha chiesto alla Regione 50 litri in più al secondo, ma a nostro parere non bastano, ne servono almeno 140. In ogni caso i pozzi sono a rischio e andavano già chiusi da tanto tempo».
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