​Divorzi, stop assegno a vita. E chi convive perde il diritto

Divorzi, stop assegno a vita. E chi convive perde il diritto
​Divorzi, stop assegno a vita. E chi convive perde il diritto
di Barbara Acquaviti
Sabato 4 Maggio 2019, 00:59 - Ultimo agg. 07:29
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Sarà perché, come dice la prima firmataria, la dem Alessia Morani, «questa è una realtà che alla fine, in un modo o nell’altro, tocca tutti». Sta di fatto che la commissione Giustizia della Camera si accinge a varare all’unanimità una legge che pure riguarda da vicino un tema sensibile (e tante volte divisivo) come la famiglia: si tratta della proposta che cambia le regole per l’attribuzione dell’assegno di divorzio eliminando il criterio del “tenore di vita”, già messo in discussione dalla famosa sentenza Grilli della Cassazione.

Per il primo via libera si attendono soltanto i pareri delle altre commissioni competenti, ma l’approdo in aula è già fissato per il 13 maggio, raccogliendo una maggioranza di fatto bipartisan. «Questa - spiega Alessia Morani, che è anche relatrice - è una proposta in quota opposizione, ma devo dire che il lavoro che abbiamo fatto nella passata legislatura e riproposto in questa, ha avuto un riconoscimento anche da parte della maggioranza e infatti il disegno di legge sta procedendo spedito e sono fiduciosa in una sua approvazione». 

Di fatto, con questa legge, si cerca di mettere ordine alla stratificazione di sentenze intervenute negli ultimi anni, cercando di eliminare le incertezze. «La giurisprudenza cambia e abbiamo ritenuto doveroso scrivere una legge con cui si danno delle indicazioni precise», ribadisce l’esponete dem. Via il concetto di “tenore di vita”, dunque, per stabilire se e di quale entità debba essere l’assegno, vengono individuati una serie di criteri: durata del matrimonio, età e stato di salute di chi richiede il mantenimento, contributo dato da entrambi «alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune», «la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive», la cura dei figli under 18, disabili o economicamente non indipendenti.

Per la definizione dell’ammontare dell’assegno, inoltre, la valutazione economica del beneficiario non si baserà più soltanto sul reddito ma dovrà tenere contro anche della condizione patrimoniale.

Di fatto, l’ampio concetto di “condizioni dei coniugi” previsto dalla normativa attuale viene sostituito con quello più specifico di «condizioni personali ed economiche in cui i coniugi vengono a trovarsi a seguito della fine del matrimonio». Le sentenze sull’assegno di divorzio, dunque, saranno diverse a seconda che ci si trovi di fronte, per esempio a un matrimonio lampo o a una unione duratura, o ancora, dovranno considerare se uno dei due ex coniugi ha dovuto abbandonare il lavoro per ragioni familiari. 

Una delle novità che vengono normate è la previsione di un assegno a tempo, ovvero un mantenimento che duri per un periodo stabilito dal giudice nel caso in cui la difficile situazione economica del coniuge richiedente sia dovuta a «ragioni contingenti o superabili».

Ma c’è un altro caso in cui l’erogazione viene interrotta, ovvero quando l’ex marito o l’ex moglie decidano di risposarsi (vale anche in caso di unione civile) o abbiano una “stabile convivenza”. Di fatto, si mette nero su bianco nella legge un criterio che già oggi è attuato in molte sentenze. La proposta stabilisce inoltre che il diritto all’assegno non venga ripristinato nemmeno se il nuovo vincolo o la convivenza dovessero interrompersi.
«L’obiettivo di questa legge - spiega ancora Morani - è quello di non ritrovarsi in situazioni in cui un coniuge finisce sul lastrico mentre l’altro se ne approfitta. È un modo per venire incontro a diverse problematiche emerse negli ultimi anni senza però mettere in conflitto le parti, cercando un punto di mediazione. Il fatto che sia stata così ben voluta dalla maggioranza dimostra che è un provvedimento equilibrato».
Anche Francesca Businarolo, presidente pentastellata della commissione Giustizia, ci tiene a sottolineare l’importanza del testo. «Si tratta di recepire in una norma di legge la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione secondo cui l’assegno di divorzio ha natura assistenziale, compensativa e perequativa. Le audizioni di esperti autorevoli hanno confermato l’opportunità dell’intervento legislativo per stabilire criteri chiari e stabili».
 

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