Di Maio, Salvini e gli schiaffi futuri sulla logica dei numeri

di Bruno Vespa
Sabato 4 Maggio 2019, 09:50
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«Spero non sia necessario un voto su Siri. In ogni caso, il M5s ha la maggioranza assoluta in consiglio dei ministri». Mai Luigi Di Maio aveva usato una frase così muscolare. Il rapporto di fiducia e perfino di amicizia tra lui e Salvini su cui si era retto fin dall’inizio il patto di governo viene sostituito dalla dura legge dei numeri: ho la maggioranza, decido io.

Il piano di un tavolo deve avere un sostegno che lo sorregga. In questo caso potrebbe avvenire un miracolo come nelle favole orientali, dove i tappeti volano. 

Il ministro dell’Interno potrebbe passare dalla posizione Zen a una telecinesi avanzata e far librare nell’aria il governo senza i necessari sostegni. Perché il Movimento ha la maggioranza dei voti in Consiglio dei ministri, ma non in Parlamento. Tutti perciò si chiedono quando Salvini aprirà la crisi. Non siamo indovini e le cose si muovono al ritmo della centrifuga. Difficili da seguire e soprattutto da prevedere anche dai cosiddetti ‘esperti’.

Essendo pressoché certo che Salvini non aprirà la crisi prima del 26 maggio, la vera domanda è se e quando la farà dopo. Dipende da molti fattori. 
1. Quanti voti prenderà la Lega più del Movimento 5 Stelle? I sondaggi parlano di 10/12 punti di differenza. Fossero meno di dieci Di Maio avrebbe un certo sollievo, sopra i dieci un forte contraccolpo.
2. Il Pd raggiungerà i 5 Stelle? E’ difficile, anche se i sondaggi li danno divisi al massimo da un paio di punti. Piazzarsi terzo per il Movimento è sostenibile a livello locale, dove gli manca una struttura. Sarebbe insopportabile a livello nazionale.
3. Forza Italia andrà sopra o sotto la soglia psicologica del 10 per cento? Berlusconi farà pochissima campagna elettorale, ma la sua resistenza fisica gli porta simpatia. Salvini non vorrebbe allearsi con lui alle politiche. Potrà permetterselo?
4. Sulla base del voto europeo, in quanti collegi maggioritari delle elezioni politiche la Lega vincerebbe andando da sola? Per raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi le basterebbero la Meloni e Toti? 

Prima di decidere se aprire la crisi, Salvini deve mettere insieme tutti questi dati. Deve anche tener conto del fatto che l’unica possibilità che il Pd avrebbe di andare al governo sarebbe un’alleanza con i 5 Stelle, più indeboliti e meno arroccati sui loro simboli. Da escludere in questa legislatura, da mettere in conto nella prossima. Può fare a meno il Capitano dell’intero centrodestra per mettersi al sicuro ?

A meno che dopo il 26 maggio i 5 Stelle non accettino una posizione subordinata alla Lega sulle scelte economiche, non sarà facile andare avanti a lungo col governo Conte. A Salvini converrà condividere con i 5 Stelle una durissima manovra economica o affrontarla con un nuovo governo? E a proposito di Conte, il suo improvviso decisionismo, pure sollecitato da Di Maio, può far pensare a lui come il prossimo candidato premier del Movimento?
 
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