Il buio a luci accese

Il buio a luci accese
Domenica 5 Maggio 2019, 11:56
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Comincia con un uomo che salta da un cornicione – e ne fa la pacata cronaca – “Il buio a luci accese” (traduzione di Riccardo Duranti, Safarà Editore) di David Hayden, uno straordinario libro di racconti che attinge dalla lezione di Samuel Beckett e ricorda il primo George Saunders. Con un mondo del rovescio, irreale e sospeso nella letteratura dello stupore controllato, delle alterazioni accettate come normalità. Verrebbero  dall’Irlanda, queste storie, e dovrebbe essere quello il laboratorio, ma in realtà Hayden sposta di lato lo sguardo e ne fa un microcosmo da favola sul baratro. Tutto è in bilico in questi racconti, a cominciare dalla normalità. «Il volto del signor Hornsey si era frantumato in pezzi scomposti in mezzo ai quali i suoi occhi vedevano più di quanto potessero sopportare». Si procede per paradossi, ma Hayden ha la caratteristica più importante per uno scrittore: la credibilità. «Mi chiamo Leckerdam ed ecco come i miei figli mi hanno ucciso […] Le costole mi si spezzavano come fossero rami secchi. Il sangue mi schizzava caldo e acre nella bocca. Provai pietà per me stesso».
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