Gilmour a Pompei, lo show fa il pieno su Youtube tre anni dopo

Gilmour a Pompei, lo show fa il pieno su Youtube tre anni dopo
di Andrea Spinelli
Lunedì 13 Maggio 2019, 08:20 - Ultimo agg. 15:43
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Solo nel 2013 i Pink Floyd hanno reso disponibile il loro intero catalogo on line, preoccupati di «un consumo distratto, randomico, che disintegra l'unità di un'opera d'arte come un album», spiegarono allora, contrari all'ipotesi che i loro lp potessero essere «smembrati», vendendo l'ascolto di un brano da solo, separato dagli altri, non certo nati per un consumo stile 45 giri.

A volte sei anni sono un lasso di tempo enorme, tanto da spingere David Gilmour, con Roger Waters e Nick Mason testimone della leggenda della band inglese, a mettere interamente su YouTube, ma anche canzone dopo canzone, il concerto del suo ritorno a Pompei.
 
Il 7 e 8 luglio 2016, quarantacinque anni dopo la storica esibizione con i Pink Floyd da cui fu tratto un altrettanto storico film, il chitarrista era tornato a esibirsi nell'anfiteatro romano di Pompei con due date del suo «Rattle that lock world tour», riprese da Gavin Elder, cineasta sudafricano che aveva già diretto docufilm sui Duran Duran prima di filmare l'epico racconto di «Live at Pompeii», programmato nei cinema del mondo come un evento (in Italia fu proiettato per tre giorni, dal 13 al 15 settembre 2017), per passare poi nel circuito dei dvd e blu-ray, oltre che in quello della tv on demand. Ora Gilmour ha deciso di regalare ai fans l'intero spettacolo, caricandolo in una playlist, ma rendendo anche possibile la fruizione delle singole canzoni. All'uscita il dv arrivò al primo posto della hit parade in Italia e nella Repubblica Ceca, piazzandosi al secondo nei Paesi Bassi e in Portogallo e al terzo in Inghilterra. Quasi due milioni finora le visualizzazioni per il concerto nel primi due giorni dal suo arrivo sul tubo, senza contare gli ascolti dei singoli brani, quarantadue milioni e mezzo quelli per «Confortably numb», l'unico brano già disponibile, da poco più di un anno.

Il crollo del mercato del dvd e dei blu-ray, ridottosi della metà in cinque anni, spinge anche i grandi leoni del rock a sfruttare il mercato digitale, sul fronte del video on demand cresciuto negli ultimi cinque anni addirittura del 170%. Ma la scelta di Gilmour, di utilizzare le riprese del concerto pompeiano senza monetizzarle, per la mera gioia degli appassionati, conferma il valore specialissimo che hanno avuto, per lui e il popolo del rock, quel ritorno tra gli scavi della città distrutta dal Vesuvio.

«L'arena è una costruzione fantastica», dichiarò in quei giorni del luglio 2016, il chitarrista, «preservata esattamente com'era, prima c'erano i gladiatori. Se tu visiti altre rovine in giro per il mondo, le trovi in cattive condizioni, danneggiate dal tempo, abbandonate. Qui invece puoi guardare quelle pietre come se fossero qui da ieri».
Un fascino esaltato dall'esperienza di «Pink Floyd live at Pompeii», lo storico film diretto da Adrian Maben: «È un posto magico, mi sono emozionato quando ci ho rimesso piede la prima volta», confessò David, in compagnia della moglie. «Eravamo tornati qui una decina di anni fa, con i nostri figli, per mostrare loro l'arena. Ma vedere il palco e tutto il resto... Questo è un posto di fantasmi amici. Stavolta era un vero concerto. Con un pubblico. E la pressione. All'epoca della band filmavamo, potevi fermarti, riprendere, rifare tutto».

E «fantasmi amici» sono quelli che ora il web porta in giro per il mondo, rilanciando la triplice leggenda dei Pink Floyd, di Gilmour e di Pompei. David, intanto, si prepara all'asta del 20 giugno, in cui venderà la sua collezione di chitarre da Christie's a New York per raccogliere milioni di dollari da usare in beneficenza. Oltre 120 sei corde, compresa la mitica Black Strat usata per «Money», «Shine on you crazy diamond» e l'assolo di «Comfortably numb», la Stratocaster bianca del 1954, con il numero di serie #0001, la Martin D-35 del 1969 che cesellò «Wish you were here»: «Queste chitarre sono state al mio servizio regalandomi accordi e canzoni, ma ho pensato che sarebbe bello per loro andare avanti e realizzare nuova musica, con altri esecutori. Voglio raccogliere un po' di soldi, utili a risolvere in parte problemi importanti come la fame nel mondo e la condizione dei rifugiati. Il denaro raccolto sarà distribuito alle persone che ne hanno più bisogno, tramite la mia fondazione di beneficenza».
 
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