Noemi, la rivelazione: «Quel sicario ha già ucciso in un pub alla Riviera»

Noemi, la rivelazione: «Quel sicario ha già ucciso in un pub alla Riviera»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 14 Maggio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 15 Maggio, 12:11
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Un killer al servizio del gruppo Marigliano. Un problem solver, uno che in un recente passato aveva già fatto fuoco, tanto da consumare un omicidio su commissione. Dove? In un pub lungo la Riviera di Chiaia, sempre in nome e per conto del presunto boss di San Giovanni Antonio Marigliano. È questa l’imbeccata - una soffiata nel senso classico del termine - che arriva agli inquirenti sul conto di Armando Del Re, il 29enne attualmente in cella per l’agguato di piazza Nazionale, culminato nel ferimento di Salvatore Nurcaro, ma anche e soprattutto nel ferimento della piccola Noemi e della nonna Immacolata Molino.
 
Sono trascorse poche ore dopo l’agguato di piazza Nazionale, quando una fonte fa il nome di tale «Armando» e lo colloca con un ruolo preciso in quella polveriera a cielo aperto che è la periferia orientale di Napoli: «È stato Armando - si legge nella sintesi di polizia giudiziaria -, ha già ucciso per conto dei Marigliano (e viene indicato un movente di natura passionale), fece l’omicidio di un giovane nella zona della riviera di Chiaia». Parole che non corrispondono a un elemento di colpevolezza - bene chiarirlo - dal momento che si tratta di una semplice soffiata priva di riscontri, che servono comunque a dare la stura alle indagini, che approdano lo scorso 10 maggio nei fermi di Armando Del Re e del fratello Antonio. 

Ma è a partire da questo momento che le indagini puntano sui rapporti tra Armando Del Re e il gruppo dei Marigliano, a loro volta legati ai Formicola di San Giovanni a Teduccio. E agli atti entra anche un altro elemento di contatto tra i due, a proposito del presunto pestaggio subito da un rampollo di casa Marigliano, un paio di settimane prima dell’agguato di piazza Nazionale. Scrivono gli inquirenti, a proposito del presunto pestaggio: il 16 aprile del 2019, viene refertato un esponente della famiglia Marigliano al San Giovanni Bosco, per vari traumi che lo costringono a stare in ospedale una notte. Chiara la suggestione su cui si muovono gli inquirenti: anche in questo caso - è l’ipotesi - Del Re si sarebbe mosso dopo un torto subìto dal gruppo Marigliano. Una versione confortata dal fatto che la vittima designata dell’agguato, il 31enne Salvatore Nurcaro, sarebbe riconducibile al clan Reale di San Giovanni, mai come in questo periodo in pessimi rapporti di convivenza con gli stessi Formicola.

Indagini in corso, mentre lo sfondo in cui vengono calate le mosse dei fratelli Armando e Antonio Del Re è di natura camorristica, a proposito di probabili frizioni per fatti di droga. Inchiesta condotta dai pm Antonella Fratello, Simona Rossi, Gloria Sanseverino, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e dello stesso procuratore Gianni Melillo, verifiche ancora in corso anche per valorizzare il contenuto di un’altra indagine (condotta dal Gico della Finanza, sotto il coordinamento del pm anticamorra Ida Teresi), nata per smantellare le rotte del narcotraffico tra Secondigliano e Ponticelli. Dunque parole captate in ambientale, anche grazie a una cimice piazzata nel covo di Secondigliano dei Del Re, che svelano rapporti tra i due fratelli delle Case nuove da un lato e soggetti ritenuti sospetti della periferia orientale.

Ed è in questo scenario che emerge un viaggio ad Amsterdam tra Armando Del Re e lo stesso Marigliano tra il 10 e il 12 aprile scorso, come emerge dai riscontri sull’imbarco del volo per Amsterdam assieme a tre presunti esponenti della famiglia di Napoli est. Un punto sul quale Armando Del Re ha replicato, nel corso dell’interrogatorio dinanzi al gip Alessandro Buccino Grimaldi «Sono andato ad Amsterdam, perché tifoso della Juventus, sono andato da solo a vedere la partita contro l’Aiax, non ero in compagnia di Antonio Anastasio». Difeso dai penalisti Claudio Davino, Armando Del Re sostiene di essere estraneo ai fatti di piazza Nazionale; scena muta dinanzi al gip Nolano del fratello Antonio (difeso dai penalisti Antonietta Genovino e Leopoldo Perone), mentre ora la battaglia si sposta al Tribunale del Riesame.

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