Disastro infanzia a Napoli: mancano gli assistenti sociali, Comuni sotto accusa

Disastro infanzia a Napoli: mancano gli assistenti sociali, Comuni sotto accusa
di Daniela De Crescenzo
Giovedì 16 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 15:25
3 Minuti di Lettura
Campania nemica dei bambini. Le cifre dimostrano che non è infondato l'allarme del Cesvi che, martedì, ha pubblicato l'Indice regionale sul maltrattamento infantile nel nostro Paese collocando la Campania all'ultimo posto. Più evasori scolastici, genitori più giovani e ignoranti, ma anche meno cura da parte delle istituzioni. Il problema più grave, concordano tutti, dai magistrati agli amministratori, è la mancanza di assistenti sociali: la media campana è di uno ogni 5600 abitanti, la norma nazionale ne prevede uno ogni duemila. Eppure, spiega il magistrato del tribunale per i minorenni, Maurizio Barruffo: «Gli assistenti sociali sono il primo filtro, sono loro che insieme alle Asl e alle scuole, possono individuare i casi di difficoltà e segnalarceli». E invece, nella sua risoluzione, dopo l'eccezionale trasferta a Napoli nello scorso settembre, il Csm ha disegnato una mappa del disonore scrivendo: «Fortemente disomogenea la loro presenza nei diversi territori: nel comune di Giugliano vi sono 6 assistenti sociali (a tempo determinato), per una popolazione di 124.139 abitanti (un assistente sociale per 20.600 abitanti circa ), mentre il comune di Napoli, con le sue 10 municipalità, ne conta 359, di cui 358 a tempo indeterminato (un assistente per 2600 abitanti circa)».
 
Più grave è la condizione dei comuni della Provincia di Napoli della fascia vesuviana. Secondo il Csm quasi l'intero territorio compreso nel circondario del Tribunale di Torre Annunziata, a eccezione dei comuni della costiera sorrentina, risulterebbe privo di assistenti sociali. Nella stessa condizione si trovano i comuni di Arzano, di Casavatore e di Casoria. E, paradosso dei paradossi, Caivano e Afragola possono contare su un solo professionista anche se nel loro territorio si trovano il Parco Verde dove è stata ammazzata Fortuna Loffredo e il rione Salicelle, uno degli agglomerati urbani con il più alto tasso di delinquenza. Una situazione drammatica di fronte alla quale, sottolinea il Csm, Il procuratore di Napoli ha parlato di dissolvenza delle amministrazioni.

Ma nell'assistenza ai minori contano molto anche i privati: il settore è governato soprattutto dalle cooperative sociali: quelle ammesse all'albo regionale sono 956. Si occupano di minori, ma anche di immigrati, tossicodipendenti e chi più ne ha più metta. Uno dei settori nevralgici, affidato alle coop, ma anche alle comunità religiose e alle associazioni, è quello delle cosiddette Case famiglia. In Campania nel 2016 (data ultima ricerca del ministero) erano entrati in comunità 1449 minori con un tasso di presenze rapportato alla popolazione dell1,3. Meno del Piemonte che è all'1,6. I bambini assistiti, dunque, sono percentualmente pochi, soprattutto se si considera lo stato di necessità in cui si trovano troppi minori, ma diventano molti se si considera che costano tra i 122 e i 72 euro al giorno, circa 52 milioni di euro all'anno. Una spesa necessaria. Spiega, infatti, il presidente del tribunale per i minorenni di Napoli, Patrizia Esposito: «Le case famiglia sono l'extrema ratio di fronte a una situazione sociale di difficoltà. Noi, in prima battuta interloquiamo con i servizi sociali del territorio, ma in casi di assoluta gravità dobbiamo allontanare il bambino e metterlo in sicurezza».

C'è, però, casa famiglia e casa famiglia, come dimostrano le recenti inchieste nel casertano dove alcune strutture facevano capo a parenti del boss Zagaria. Ma non solo. Racconta l'assessore del Comune di Napoli Roberta Gaeta: «Nel 2013 l'amministrazione denunciò 16 tra dirigenti, funzionari e responsabili di strutture che sono poi stati rinviati a giudizio. Lo scorso anno è successa la stessa cosa per una organizzazione casertana». La Regione, dal canto suo, ha cancellato dall'albo delle coop accreditate ben 38 nomi. A Napoli ne sono state escluse 20 in fase di accreditamento, e 5 convenzioni sono state revocate in corso d'opera.
© RIPRODUZIONE RISERVATA