Simona Molinari, anteprima a Napoli per i suoi «Sbalzi d'amore»

Simona Molinari
Simona Molinari
di Federico Vacalebre
Sabato 18 Maggio 2019, 16:27 - Ultimo agg. 17:10
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Anteprima dal vivo, mercoledì 22 al teatro Augusteo di Napoli, per «Sbalzi d'amore», il nuovo album della sempre più bella e brava Simona Molinari, in uscita il 14 giugno.

Un bell'anticipo sul disco, Simo.
«È vero, ma volevo rendere omaggio alla città in cui sono nata e a cui, anche se ne sono andata via piccolissima, sono legata profondamente. Magari chiudo il tour a L'Aquila, dove poi sono cresciuta, così rendo omaggio ai due luoghi del mio cuore, delle radici».

Perché «Sbalzi d'amore»?
«Perché negli ultimi quattro anni, da quando è nata la mia bambina, Anita, mi sono concentrata più sull'amore che sulla carriera. E, allora, l'amore è la cosa di cui posso cantare meglio, adesso».

Da cantautrice, di che amore parli?
«Sono passata per tutte le fasi necessarie, dalla passione al calo del desiderio, dall'innamoramento all'amore che vive di sole memorie, dall'amore tossico a quello materno».

Con titoli esortativi-imperativi come «Sorprendimi», «Consolami» e «Parlami», gli uomini non sembrano farci una gran bella figura. Ma veniamo alle sonorità, elegantissime, jazzate, con molta attenzione alle melodie anni Sessanta/Settanta, miniane si direbbe, e qualche concessione al tuo caro electroswing, sin dal singolo di lancio «Maldamore».
«Ai giorni nostri si è convinti che il passato non serva, che il futuro si possa costruire senza le esperienze accumulate sin qui. I classici sono capolavori che hanno resistito al tempo, non ciarpame da rottamare. Quando ci diamo uno sguardo alle spalle lo facciamo non per nostalgia ma per goderne e per trarne suggerimenti per quello che ancora dobbiamo fare, scrivere, cantare, inventare».

Ecco le cover del disco, allora: «Natural woman», «Back to black», «My baby just cares for me», «Over the rainbow», «When you're smiling». Confronti altisonanti, rischiosi.
«Non ci si paragona ad Aretha Franklin, la Winehouse o Nina Simona, ma, proprio come ha fatto a sua volta Amy, si usano le radici che loro ti hanno regalato per crescere bene, meglio».

Sono in scaletta anche a Napoli i tuoi omaggi alle lady che cantano il blues?
«Certo, come anche qualche standard: uno lo dividerò con Raphael Gualazzi, un altro di quelli che, come me, frequentano la parrocchia del jazz-pop: jazz che non vuole escludere nessuno, pop che sceglie l'eleganza del jazz. Duetterò con lui, artista straordinaril, anche un pezzo suo ed uno mio».

Per rendere ancora più esclusiva l'anteprima ci sono altri due ospiti.
«Fabrizio Bosso è stato al mio fianco sin dall'inizio, la sua tromba c'era, dieci anni fa, al mio primo Sanremo, quello di Egocentrica. E mi piace che ci sia anche adesso, con la Mosca Jazz Band.

Poi ci sarà Serena Brancale, lei è l'evoluzione di questo sound, con lei metteremo mano a qualche cover». E dopo l'Augusteo? «Scappo in America, il 26 mi attende un concerto al Kennedy Center di Washington, dove sono passate tutte le più grandi leggende del jazz. Poi torno in Italia e lancio il mio album, i miei "Sbalzi d'amore", con la certezza che chi parte da Napoli parte bene».

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