Da Miradois alle stelle,
le mirabolanti avventure
dei custodi dell'Universo

Da Miradois alle stelle, le mirabolanti avventure dei custodi dell'Universo
di Vittorio Del Tufo
Domenica 19 Maggio 2019, 20:00
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This is Major Tom to Ground Control/I'm stepping through the door/And I'm floating in the most peculiar way/And the stars look very different today.
Qui è il maggiore Tom alla Torre di Controllo/Sto attraversando la porta /E sto fluttuando in un modo molto particolare/E le stelle sembrano molto diverse oggi.

(Space Oddity, David Bowie)
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Napoli, 1815. Dal terrazzo del suo «casino di delizie» di Mergellina il barone Franz Xaver von Zach non osservava solo il cielo stellato. Davanti agli occhi aveva anche le immagini terribili e dolorose di quel fatidico anno che avrebbe cambiato le sorti dell'intera Europa. Murat, Ferdinando, i lazzari. Lo spettacolo del Cielo e la violenza della Storia. E una grande impresa che rischiava di restare incompiuta. Von Zach, l'uomo che sussurrava alle stelle, astronomo tra i più famosi del suo tempo, era ungherese di nascita ma si sentiva cittadino del mondo. E a Napoli - «città dove si mangia bene, dove si beve meglio e dove si ride molto», si sentiva perfettamente a suo agio. Il grande astronomo soggiornò prima a Capodimonte e poi a Mergellina, dove «la vista è una delle più belle del mondo». La presenza a Napoli di von Zach è legata alla straordinaria avventura dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, la cui costruzione era iniziata nel novembre 1812 grazie al tenace lavoro di un ministro, Giuseppe Zurlo, e di un astronomo, Federigo Zuccari, che avevano convinto il re di Napoli, Gioacchino Murat, a finanziare l'opera. Von Zach è l'asso degli astri, un genio del suo tempo, al quale venne affidato il compito di aiutare Napoli a penetrare i misteri dell'universo. Avanzando così verso la modernità.
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È un territorio nobilissimo quello che dai Miracoli si inerpica sulla collina di Capodimonte. Deve il suo nome (vedi Uovo di Virgilio del 21 ottobre 2018) alla villa cinquecentesca del marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria, una spettacolare dimora dalla quale da dove si può ammirare lo splendido panorama della città e del golfo. È da qui che Napoli sussurra alle stelle. L'intero territorio che si estende da via Foria a Capodimonte ha rappresentato il polo scientifico della Napoli del primo 800. Sulla cima del colle di Miradois, scelto per la sua aria salubre e la sua distanza dal centro della città, i pionieri gettarono le basi per realizzare, sulle rovine dell'antica villa del 500, un centro di ricerca destinato a diventare uno degli osservatori più importanti d'Europa: verrà ribattezzato il «Vesuvio dell'Astronomia».

Era stato Murat, il sovrano collocato da Napoleone sul trono napoletano nel 1908, a incaricare il ministro Giuseppe Zurlo di inaugurare i lavori con la posa della prima pietra il 4 novembre 1812. L'operazione Osservatorio, avviata con entusiasmo da una dinastia che stava per finire, sarebbe terminata sette anni dopo, sotto il regno (restaurato) di Ferdinando di Borbone. Il risultato è un maestoso edificio - il primo in Italia - destinato esclusivamente alla ricerca astronomica. Ad abbozzarne il disegno era stato lo stesso astronomo Zuccari, perché servisse come base all'architetto Stefano Gasse. La scelta del luogo - felicissima, all'epoca - giocherà un ruolo determinante nel successo dell'impresa. Per re Murat l'Osservatorio astronomico di Napoli non è solo un capriccio. Reduce dalla infelice campagna di Russia del 1812, il sovrano cerca di imporre una linea indipendente rispetto a quella del cognato-imperatore Napoleone. «Imprese come quella dell'Osservatorio - spiega Renata De Lorenzo, professore di Storia contemporanea alla Federico II, nel libro Che il diavolo benedica i Pulcinella, cronache napoletane dell'astronomo von Zach, a cura di Mauro Gargano, Emilia Olostro Cirella e Massimo Della Valle - rientrano nella volontà di essere autonomo, sì da intraprendere e valorizzare iniziative locali degne del confronto con i vertici della scienza europea».

È in questa cornice che si muove von Zach. All'asso degli astri, invitato da Murat in persona a visitare la fabbrica del nuovo Osservatorio di Capodimonte, viene assegnato il compito di suggerire l'acquisto dei migliori telescopi al mondo e di tutte le attrezzature necessarie per la nuova specola napoletana. Perché proprio lui? Nel 1786 von Zach era stato nominato direttore dell'osservatorio di Seeberg. Nel 1801, con un'équipe di 24 astronomi, si era interessato all'individuazione del «pianeta mancante» che avrebbe dovuto trovarsi tra le orbite di Marte e di Giove e i suoi sforzi avevano contribuito alla scoperta di Cerere, avvenuta il 1º gennaio 1801 a opera di Giuseppe Piazzi dall'osservatorio astronomico di Palermo. Ma von Zach è soprattutto il più grande esperto in circolazione di strumentazione scientifica. Con l'astronomo di Pest vengono coinvolti nell'impresa altri fuoriclasse, come il tedesco Georg Friedrich von Reichembach e il lombardo Barbaba Oriani. Altro geniaccio, Oriani. La sua teoria delle rifrazioni astronomiche aveva appassionato a tal punto Napoleone che quest'ultimo, entrato nel 1796 a Milano, aveva voluto conoscerlo di persona.
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Sono mesi concitati. La costruzione dell'Osservatorio coincide con l'ultimo periodo dell'occupazione francese. L'esercito di Murat è in rotta, la città è in preda al caos, a Vienna si decidono i destini dell'Europa e Ferdinando torna alla guida del Regno. Von Zach preferisce rifugiarsi nella casa di campagna di Mergellina; assiste alla restaurazione del regime borbonico. In alcune lettere scritte ad Oriani esprime la preoccupazione che il suo lavoro non sia servito a nulla, che l'opera venga lasciata a metà. In cuor suo teme che il re borbonico, definito un «lazzarone sanguinario», non riuscirà a completare l'impresa del sovrano napoleonico. Sarà smentito dai fatti.

È un carteggio appassionato quello tra i due astronomi. Von Zach, nonostante i disordini, le razzie dei lazzari, la repressione e il caos, resta legatissimo alla città. «Ho fatto tante cose nella mia vita - scrive - ma il mio viaggio a Napoli vale molto di più e mi ha insegnato più dei tre viaggi di Cook intorno al mondo. Che il diavolo benedica i Pulcinella!». Descrive la Napoli di quegli anni come un luogo di delizie, nonostante gli stravolgimenti politici e le sacche di miseria che rendono impossibile la vita ad ampi strati della popolazione. «Le mie più grandi delizie consistevano nel passeggiare a Pompeïa, percorrervi le strade, le piazze, i templi, i teatri...». Si appassiona alla storia della città, alle eruzioni del Vesuvio, al tempio di Iside, a Giordano Bruno, Della Porta e Campanella, le sue note ricordano quelle dei viaggiatori del Grand Tour. Ma poi arriva il momento di partire. Solo qualche mese più tardi, ancora pieno di rancore nei confronti di re Ferdinando, gli giunge notizia che i lavori per il completamento dell'Osservatorio sono ricominciati. Von Zach se ne rallegra. Il tempo passato a Napoli a contemplare il cielo non è trascorso invano.
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Da Miradois all'infinito. Dopo le tragiche vicende che videro nel 1815 la condanna a morte e l'esecuzione di Murat, l'Osservatorio venne poi completato dall'astronomo Giuseppe Piazzi, direttore della specola di Palermo, proprio su incarico di re Ferdinando I di Borbone. La sera del 17 dicembre 1819 Carlo Brioschi, nuovo direttore dell'Osservatorio di Capodimonte, compì la prima osservazione misurando la posizione di Alfa Cassiopea sopra il polo. Due secoli dopo, il viaggio dell'Osservatorio continua, grazie ai progressi della moderna ricerca astronomica e all'impegno degli astronomi di Capodimonte. Oggi l'Osservatorio Astronomico è impegnato nelle principali linee di ricerca della moderna astrofisica, in collaborazione con le università e con altre istituzioni nazionali ed internazionali. A Capodimonte si studiano il Sole e il Sistema Solare attraverso l'analisi delle polveri cosmiche e la costruzione di strumenti per le principali missioni spaziali dell'ESA e dell'ASI. L'epoca dei pionieri è finita, ma altri scienziati di valore, dalla magica altura di Miradois, sussurrano alle stelle, ai pianeti e ai misteri dello spazio infinito.
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