Salute, si vive di più a Chiaia e al Vomero: picchi di tumori a San Giovanni e Scampia

Salute, si vive di più a Chiaia e al Vomero: picchi di tumori a San Giovanni e Scampia
di Ettore Mautone
Domenica 19 Maggio 2019, 09:00
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Che povertà e istruzione incidano sulla vita media delle popolazioni non è una novità e che Napoli paghi pegno, rispetto al resto del Paese, riguardo ad anni di vita attesa e mortalità evitabile, con 2 o 3 anni di svantaggio, è noto. Ma che il vantaggio di avere una popolazione più giovane possa essere del tutto annullato e addirittura capovolto dagli indici di disagio sociale viene fuori per la prima volta, nero su bianco, da una elaborazione epidemiologica condotta da uno dei quattro gruppi di lavoro di cui si compone la Consulta comunale per la Salute istituita un anno fa dal sindaco Luigi de Magistris. Lo studio è stato elaborato con il contributo tecnico di Stanislao Loria che lavora presso il dipartimento di Sanità pubblica dell'Università Federico II diretto da Maria Triassi e sarà pubblicato sulla rivista Medicina democratica.
 
Dalla mappa emerge che a Napoli i primi 4 quartieri a minore mortalità media per le donne sono Posillipo, Chiaia, Vomero e Arenella mentre si aggiunge Chaiano per gli uomini. Nella fascia di vantaggio troviamo anche quartieri popolari come Fuorigrotta, Bagnoli e Pianura che pure non brillano per molti indicatori e sono vicini a quelli di centro classifica (Ponticelli, San Giuseppe e Soccavo). In coda, con la maggiore mortalità rispetto alla media attesa, ci sono Miano, San Giovanni a Teduccio, Mercato, San Lorenzo, Scampia e Piscinola, con piccole differenze tra maschi e femmine. A tirare le somme c'è la sovrapposizione tra il numero dei decessi osservati e la cartina stilata nel 2017 dalla commissione parlamentare su sicurezza e degrado delle città e delle periferie. La correlazione è con i tassi di disoccupazione, bassa scolarità e criminalità. In aggiunta ci sono i numeri del censimento del Comune di Napoli su dati demografici ed economici (vicinanza a ospedali, abitazioni insalubri come i bassi, scuola dell'obbligo, livelli di disoccupazione, reddito, numero di anziani). I quartieri a più elevata deprivazione sociale sono dunque quelli a più elevata mortalità ma anche le zone dove ci sono più giovani. Il peso dello svantaggio sociale dunque, controbilancia e addirittura capovolge il vantaggio di essere giovani.

«Il passo successivo di questi studi - avverte Triassi - è accendere i fari su fattori di dettaglio come le abitudini alimentari, di vita e di lavoro, l'obesità, il diabete, l'inquinamento e altri fattori modificabili e non modificabili che delineano lo stato di salute di una popolazione la cui mancanza finora ha impedito di correlare causa ed effetti». «La Salute e gli anni di vita media sono un buon indicatore della condizione sociale delle persone e delle comunità - aggiunge Alfredo Marinelli oncologo della Federico II - ad esempio aderiscono alle campagne di screening molto di più i laureati rispetto a quelli con più bassa istruzione. Così per il fumo, l'obesità, l'uso di droghe, l'incidenza di patologie psichiatriche e i comportamenti protettivi compreso l'uso del casco. Tutto ciò lo misuriamo con la capacità di prendersi cura di sé e di avere prospettive di miglioramento sociale».

Su questo fronte la Asl Napoli 1 sta portando avanti campagne di prevenzione con adesioni in crescita ai sabato dello screening (ieri a Pianura). Sono stati ufficializzati inoltre, i primi dati del registro tumori della città. Dopo l'annuncio (anticipato a febbraio dal Mattino) della certificazione Airtum (dati 2010-2012) la Asl fornisce ora i dati relativi all'incidenza standardizzata con la popolazione europea (anno 2013) e il rapporto tra mortalità e incidenza per sede tumorale tra ciascun distretto cittadino. Mancano ancora le note metodologiche e il raffronto con i dati regionali (li deve fornire il coordinatore Mario Fusco). Si conferma però che a Napoli incidenza e mortalità per tumori sono in aumento paragonabili a quella delle altre aree del Nord più industrializzato. Picchi si registrano soprattutto per il polmone (anche nelle donne e tra le non fumatrici) e la mammella. Polmone, colon retto e prostata le sedi più colpite nell'uomo. «Entro fine anno la Asl elaborerà anche i dati del 2013 e 2014 - conclude Pina Tommasielli, componente della struttura commissariale regionale - ma per velocizzare la raccolta dei dati bisogna attingere ai dati dei medici di famiglia, facoltativi nella griglia dell'ente certificatore». Possibilità prevista dal contratto regionale prossimo alla firma ma finanziata solo con 1 milione dei 23 deliberati nei giorni scorsi dalla Regione per i monitoraggi ambientali e i piani di Salute nei territori di Terra dei Fuochi a cui Napoli partecipa con 4 quartieri (Soccavo e Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta, Ponticelli e Barra e Scampia).
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