Bambina ferita, l'Italia applaude Napoli: ecco gli angeli che hanno salvato Noemi

Bambina ferita, l'Italia applaude Napoli: ecco gli angeli che hanno salvato Noemi
di Ettore Mautone
Martedì 21 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 22 Maggio, 08:28
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È un gruppo di camici bianchi di grande valore, dell'ospedale Santobono e non solo, ad aver lavorato incessantemente al letto della piccola Noemi negli ultimi 20 giorni per salvarle la vita. Medici come ce ne sono tanti sparsi negli ospedali campani che esprimono una sanità di eccellenza. È venerdì 3 maggio: l'ambulanza del 118 arriva al Santobono a sirene spiegate. Noemi è ferita da un proiettile vagante in una sparatoria a piazza Nazionale. Respira a fatica. È pallida ma cosciente. Non si lamenta, né piange. Ai medici viene detto che è stata colpita di striscio. In realtà la situazione è molto più grave. In pronto soccorso viene chiamato il primario Vincenzo Tipo che insieme ai suoi collaboratori ispeziona la bambina individuando un piccolo foro all'altezza dell'emitorace destro. Esce poco sangue e non vi è foro di uscita. Dopo i primi esami il team decide di intervenire subito per tamponare la presenza di sangue nei polmoni (emotorace) e di aria (pneumotorace). Il rischio è che entrambi i polmoni collassino. Un drenaggio stabilizza la situazione clinica.
 
Nelle ore successive il lavoro è svolto dai radiologi che attraverso la Tac evidenziano le fratture alla scapola destra, a una costola e a una vertebra. Il proiettile è ritenuto nel polmone sinistro, vicino alla pleura. Il primario della chirurgia Giovanni Gaglione prende la situazione tra le mani e insieme ai rianimatori decide di intervenire. Si teme che il proiettile possa aver leso qualche grosso vaso o toccato il cuore. Viene pertanto allertato il primario della Cardiochirurgia pediatrica del Monaldi Guido Oppido. Nell'arco di alcune ore il tavolo operatorio è pronto. Per Noemi c'è una equipe multidisciplinare che raduna il meglio della Sanità pediatrica napoletana. L'intervento inizia alle 21,30 e va avanti per ore. Il proiettile, un calibro 9 incamiciato di tipo militare, ha attraversato tutto il torace della bambina. Viene estratto intatto. Un miracolo che non sia esploso. Per Noemi inizia un complicatissimo decorso post operatorio. L'equipe della rianimazione diretta da Massimo Cardone, medici infermieri e operatori, sono impegnati al massimo. Noemi che è in sedazione profonda, intubata e con prognosi riservatissima.

A preoccupare è Il polmone sinistro mentre quello destro, pur traumatizzato dal proiettile, va discretamente bene. Al Santobono clinici esperti e di lunga carriera si consultano tra loro ma non sanno cosa aspettarsi da scenari comuni più ai territori di guerra che a quelli di una città che vive di turismo, arte e cultura in cui i traumi sui bambini si vedono per incidenti non per ferite da proiettili. I bollettini medici si susseguono ogni 24 ore lasciando trasparire l'incertezza. Una città intera resta col fiato sospeso. C'è il rischio di infezioni per la presenza di frammenti di ossa e del vestitino conficcati nei polmoni. Dal Cotugno viene consultato Carlo Tascini, primario al dipartimento di malattie infettive che ha specifica esperienza nell'uso degli antibiotici. Viene calibrata la terapia per fronteggiare un febbricola che poi andrà via. In conferenza stampa Gaglione, Cardone e il direttore del dipartimento di emergenza del Santobono Carmine Pecoraro sono molto cauti.

Passano i giorni, il polmone sinistro non vuol saperne di rimettersi in moto. Dopo una Tac si decide di pulire le vie respiratorie con una broncoscopia eseguita dall'equipe del primario di pneumologia Fulvio Esposito. La situazione migliora, la bambina viene estubata. Per Noemi inizia la fase della riabilitazione ortopedica e respiratoria che impegna (e impegnerà) il team all'avanguardia di Maurizio Nespoli.
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