Corsi professionali e qualifiche, lite in Campania su 15 mila diplomi

Corsi professionali e qualifiche, lite in Campania su 15 mila diplomi
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 24 Maggio 2019, 07:30
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È una bufera comunque. Nonostante la Regione faccia muro e smentisca «categoricamente» gli effetti del parere del Consiglio di Stato che ha dichiarato nulli i diplomi di qualifica professionale. Quindi oltre 15mila titoli rilasciati negli ultimi mesi per le qualifiche più disparate che ora sarebbero nulli. Dai pizzaioli ai baristi, dai parrucchieri agli estetisti. Altrettanti lavoratori che nel frattempo hanno avviato attività ma ora si ritrovano senza un titolo perché le «commissioni d'esame sono illegittime».
 
Nel mirino dei magistrati del Consiglio di Stato la delibera della giunta (la 449 del 12 luglio 2017) e due decreti dirigenziali successivi che hanno disciplinato le composizioni delle commissioni che rilasciano i titoli abilitativi dopo i corsi di formazione. Commissioni per legge formate da personale della Regione e da dipendenti del ministero del Lavoro sino alla delibera in questione che ha tagliato via quest'ultimi. Perché in quell'atto la Regione ha ritenuto di dover «disporre un elenco di esperti al fine di consentire un maggior controllo nella valutazione della qualificazione professionale», è la difesa vergata dagli uffici regionali che rivendicano «l'esclusiva competenza in materia». Sembrava finita finché la vicenda non è stata sollevata da 21 dipendenti del ministero del Lavoro che hanno firmato un ricorso al presidente della Repubblica (legale l'ex assessore regionale di centrodestra Severino Nappi). Naturale perché i gettoni per il lavoro da esaminatore sono diventati esclusivo appannaggio di dipendenti regionali e consulenti esterni. Anche se, prima, tutto il caso è stato affrontato nella quarta commissione speciale dove la presidente Maria Grazia Di Scala (Fi) ha audito sia i ricorrenti sia l'assessore Chiara Marciani. Ma le posizioni sono rimaste divergenti. «E anche la proposta di stoppare il rilascio in attesa di chiarimenti è caduta nel vuoto», spiega la Di Scala.

«La delibera si manifesta del tutto illegittima», scrivono i magistrati che ritengono che il ricorso dei 21 dipendenti «debba essere accolto con conseguente annullamento dei provvedimenti impugnati, nella parte in cui non contemplano la presenza, in qualità di componenti esperti, di personale designato dalle amministrazioni periferiche dello Stato». È la scure sui diplomi in pratica, perché le commissioni sono dichiarate illegittime. Un pasticcio.

«Questa è una vicenda doppiamente grave - attacca la presidente della Commissione regionale Sburocratizzazione Di Scala - perché si è consumata, generando gravissimi danni, nonostante le tante denunce, le diverse sollecitazioni e le numerose convocazioni in audizione che da oltre sette mesi la mia Commissione ha prodotto, proprio per scongiurare questo rischio». «È la certificazione assoluta dell'incapacità del governo De Luca che ha letteralmente disastrato la macchina amministrativa regionale», rincara il capogruppo Fi Armando Cesaro. «Un beffa per migliaia di ragazzi campani», attacca il consigliere grillino Tommaso Malerba. Per la Regione però il parere del Consiglio di Stato «è solo un atto endoprocedimentale nell'ambito di un ricorso che attende in ogni caso un decreto presidenziale. E tutte le qualifiche professionali continuano ad essere validamente riconosciute in Campania, in Italia ed in Europa». In effetti il parere del Consiglio di Stato è solo un passaggio intermedio perché a decidere dovrà essere il capo dello Stato con suo decreto. Generalmente il Colle non si discosta, anzi, nel caso ne sia investito, fa proprio il parere del Consiglio di Stato, organo costituzionale considerato in posizione di terzietà in materia di pubblica amministrazione.
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