Palazzo Reale, foto sulle poltrone
di velluto: ed è subito polemica

Palazzo Reale, foto sulle poltrone di velluto: ed è subito polemica
di Maria Pirro
Lunedì 27 Maggio 2019, 08:06
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La storia sembra ripetersi. Sembra di rivedere, in una foto scattata sabato sera, lo scandalo dei selfie sul trono dei Borbone. Solo che l’immagine, questa volta, ritrae tre uomini e una donna seduti su poltrone di velluto. E, le sedie rosse, a differenza dell’altra di pregio, chiarisce il direttore di Palazzo reale, sono lì «per essere utilizzate». 

Ma la polemica tiene banco fino a sera. A sollevarla Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale dei Verdi, e il conduttore radiofonico, Gianni Simioli, che accusano: «Ancora una volta nel corso di un evento realizzato da associazioni culturali con il supporto del Polo museale della Campania e dalla direzione di Palazzo reale, gli ospiti indisciplinati e irresponsabili e, come sembra, alcuni dipendenti, hanno ritenuto opportuno farsi delle foto seduti sulle sedie storiche che fanno parte dell’inestimabile patrimonio di Palazzo reale». Nel mirino, il Gran ballo murattiano, con un’ottantina di partecipanti: «Componenti di associazioni napoleoniche di tutto il mondo che, dopo aver visitato le sale degli appartamenti reali, hanno assistito a una rievocazione del gran balli che si tenevano durante il regno di Gioacchino Murat», spiegano Borrelli e Simioli in una nota corredata dallo scatto incriminato. Per andare all’attacco: «La storia purtroppo si ripete. Dopo le immagini dello scorso anno dei selfie di alcuni invitati seduti sul trono dei Borbone, ancora una volta si consentono atteggiamenti oltraggiosi che denotano la scarsa cultura della tutela del patrimonio storico culturale anche degli addetti ai lavori», aggiungono: «Non siamo contrari all’utilizzo dei musei per ospitare eventi culturali ma riteniamo che ciò debba accadere nel pieno rispetto e tutela delle nostre ricchezze. Per questo, abbiamo chiesto ai vertici della soprintendenza di avere contezza di quello che è successo. Chiederemo che vengano previste sanzioni adeguate agli organizzatori ogni qualvolta i loro ospiti si comportino in modo irresponsabile».

 

Interpellato dal Mattino, il direttore di Palazzo Reale, Paolo Mascilli Migliorini annuncia immediate verifiche e, di conseguenza, azioni disciplinari. Guardando la foto, l’esperto esclude subito, però, che le poltrone siano quelle in esposizione nelle sale: «Si tratta di modelli restaurati e utilizzati anche in occasione delle conferenze stampa». Ma, ciò detto, la donna in costume d’epoca appare davanti a un divanetto di valore, al punto da spingere proprio il direttore del Palazzo reale a disporre un approfondimento di indagine. Fino ad archiviare, dopo qualche ora, l’ipotesi che ci siano state violazioni, da una più attenta analisi del dettaglio del bracciolo. «Tutti usano le sedie», dice con sicurezza Mascilli Migliorini.

«La quarta non si nota per effetto di un gioco ottico, ma c’è un cordone che protegge gli arredi storici», interviene Roberta Martinelli, presidente dell’associazione «Napoleone ed Elisa: da Parigi alla Toscana», già direttore del museo nazionale delle Residenze di Napoleone all’Elba. Spiega, tirando un sospiro di sollievo: «La nostra associazione, che ha nel direttivo altri due ex direttori di musei, è stata costituita nel dicembre 2012 con l’intento di proseguire le attività di studio e di ricerca relativi al periodo napoleonico e in questi anni ha dato vita a numerose iniziative di qualità: conferenze, mostre internazionali, pubblicazioni, incontri. In più, ha promosso numerose rievocazioni come quella organizzata sabato sera nel Palazzo reale di Napoli, senza mai problemi». Chiarito il caso, resta un fatto che, il 10 maggio 2018, approfittando di una manifestazione di Wine&Thecity che occupava i locali di Palazzo reale, alcune persone abbiano escluso la sorveglianza e fatto quel che volevano del patrimonio culturale. E, come non ricordare, in precedenza, alla Reggia di Caserta, i preparativi di un banchetto nuziale e l’immagine di un operaio arrampicato su uno dei due leoni dello scalone, intento a sistemare gli addobbi floreali. Una storia che, fortunatamente, non si ripete.
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