Antonio Casagrande: «Ho voglia di lavorare ma mi dicono che sono vecchio»

Antonio Casagrande col suo cane Pepe
Antonio Casagrande col suo cane Pepe
di Antobio Folle
Sabato 8 Giugno 2019, 08:07 - Ultimo agg. 11:10
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Antonio Casagrande è uno degli ultimi superstiti del teatro di Eduardo. Formidabile interprete - prediletto del grande drammaturgo partenopeo che arrivò ad affidargli ruoli di rilievo anche fuori dalle tavole del palcoscenico - da qualche anno vive in ritiro insieme al suo fedele cagnolino Pepe. Un ritiro forzato, figlio di qualche piccolo acciacco dovuto all'età. Casagrande ha oggi 88 anni ma non si rassegna allo scorrere dei lustri e dimostra ancora enorme forza combattiva e voglia di lavorare. 

L'interprete di personaggi come il poeta Luigi Strada, protagonista della commedia "Ditegli sempre di si", dell'idraulico Michele nel capolavoro "Filumena Marturano", di Settebellizze nella "Napoli Milionaria" e di svariati ruoli accanto al più grande genio del teatro mondiale, oggi fatica a trovare una scrittura. Tutto, come ha raccontato lo stesso Casagrande, a causa dell'età. Nonostante la sua ferrea volontà di non abbandonare la recitazione, infatti, i produttori non si fidano ad affidargli ruoli in teatro, al cinema o in televisione. Una realtà con la quale Casagrande ha cominciato a fare i conti, pur senza rassegnarsi. 

«Qualche tempo fa ho fatto un provino per un ruolo televisivo che mi volevano affidare - ha spiegato - ho superato il provino e sembrava che da un momento all'altro dovessero cominciare anche le riprese. Solo che dopo qualche giorno i produttori mi hanno chiamato per dirmi che non mi avrebbero affidato la parte perchè la ritenevano troppo faticosa per me. Io so di avere una certa età - continua Casagrande - ma lo sanno anche quelli che mi chiamano per fare provini. Per questo ci resto male quando vengo messo da parte solo perchè sono ritenuto troppo anziano per recitare. Io sto bene e lo posso dimostrare a chiunque. Certo - ha poi precisato - non posso sostenere ruoli estremamente faticosi, ma la forza e la voglia di combattere per continuare a fare quello che ho fatto per una vita intera ce l'ho ancora. Essere scartato perchè ritenuto troppo vecchio è una cosa che ti uccide nel morale e credo che ci vorrebbe più rispetto per un attore anziano che ha calcato le scene per tutta la vita».
 


L'ultimo ruolo di rilievo affidato a Casagrande è quello del custode del cimitero nello spettacolo teatrale "Ladri di sogni - storie di camorra e infamità, dedicato a Giancarlo Siani e a tutte le vittime di camorra andato in scena circa due anni fa. Da allora i provini e le comparsate sono calate fino a scomparire - incomprensibilmente - quasi del tutto. 

Nel 2016 il Comune di Napoli gli ha tributato un omaggio, con l'assegnazione di una medaglia d'onore in segno di «profonda gratitudine, infinito affetto e ammirazione per la fulgida carriera artistica». Un riconoscimento, quello di palazzo San Giacomo, che l'artista custodisce gelosamente nel suo appartamento e che mostra con orgoglio ai suoi ospiti. 

Nella sua casa-museo di Fuorigrotta Antonio Casagrande custodisce gelosamente i cimeli del suo brillante passato artistico. A cominciare dalle locandine delle commedie interpretate accanto a Eduardo. E proprio al più celebre dei fratelli de Filippo Casagrande continua a dimostrare ammirazione e gratitudine incondizionata. «A lui devo tutto - racconta - a cominciare dai miei esordi nelle prime particine dove dicevo una o due battute. Poi un giorno mi scelse per interpretare la parte di Raffaele Santaniello nella prima edizione televisiva del Sindaco del Rione Sanità, e da allora la mia carriera ha spiccato il volo. Eduardo mi teneva in grande considerazione, e arrivò ad affidarmi il compito di direttore di scena. Un lavoro massacrante che ho fatto per due anni. Se non sono morto facendo quel lavoro - la battuta di Casagrande - allora nun moro cchiu».

Ma il personaggio a cui Casagrande continua ad essere affezionato è legato ad un curioso aneddoto che lo ha visto ingaggiare un testa a testa - all'epoca tenere testa a Eduardo era cosa dura per i suoi attori - proprio con 'o Direttore, come lo chiamavano i membri della sua compagnia. «Avevo avuto alcuni contatti di lavoro - svela Antonio Casagrande - e stavo pensando di lasciare la compagnia. Andai da Eduardo per spiegargli la situazione e lui fu lapidario: no, vuje nun ve ne jate. Ho scritto una parte per voi. A quel tempo ribattere qualcosa a Eduardo era inconcepibile, così misi da parte le mie velleità televisive. Dopo poco tempo il Direttore mi sottopose il ruolo di Luigi Strada, il poeta pazzo di Ditegli sempre di si. Un personaggio dove un attore giovane come me aveva come spalla il più grande mostro vivente del teatro, che ha fatto la mia fortuna e che mi ha dato la dimostrazione di come Eduardo avesse stima e considerazione di me». 

Nonostante lo stop forzato e l'esilio dalle scene Casagrande continua ad avere un occhio estremamente attento all'attualità e alle vicende della città, in particolare agli avvenimenti che riguardano giovani e giovanissimi. «Ai miei tempi ho vissuto la guerra - afferma - avevo più o meno dieci anni. E quando noi ragazzini vedevamo i soldati tedeschi e i partigiani italiani affrontarsi era quasi come un gioco. Anche quando li vedevamo cadere morti o feriti. Vedevamo la guerra come qualcosa di estremamente lontano da noi, anche se in realtà si combatteva tra le strade della nostra stessa città. Solo dopo qualche anno la mia generazione ha appreso veramente la portata di quella tragedia. I giovani di oggi dovrebbero stare più attenti a cosa fanno, a chi frequentano e a cosa guardano in tv. Alcuni modelli possono andare bene per le fiction televisive, ma non sono da imitare in nessun caso. La guerra - continua - è una cosa brutta, e solo se la vivi sulla tua pelle puoi immaginare cosa significa». 

 

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