Democrazia diretta e controllo delle masse

Democrazia diretta e controllo delle masse
Democrazia diretta e controllo delle masse
di Francesco Gaetano Caltagirone
Sabato 8 Giugno 2019, 08:06 - Ultimo agg. 08:30
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L’Associazione Amici della Luiss, che affianca l’Università nella promozione e nel finanziamento delle sue iniziative formative e didattiche, da tempo si interroga sullo sviluppo e sui rischi cui sono sottoposti i nostri sistemi democratici. Per questo abbiamo deciso, nel 2017, di sostenere finanziandolo un progetto.
Si tratta di Nudging e Oltre. Come è possibile influenzare le scelte politiche e sociali degli individui? condotto dal professor Morlino che studia le modalità e le tecniche di condizionamento delle masse attraverso i social network e le nuove tecnologie. La ricerca muove dal timore che le nuove tecnologie e gli strumenti di comunicazione ormai sempre più diffusi ed accessibili che ad esse si appoggiano possano favorire la manipolazione delle masse attraverso la produzione di stimoli inconsci. Il pericolo è naturalmente che le scelte politiche e sociali degli individui possano essere influenzate da pochi per fini personali.

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La voglia di manipolare e quindi controllare il pensiero e le azioni della gente è un’ambizione antica dell’uomo che nel tempo ha assunto forme diverse. Le religioni monoteiste hanno perseguito quest’ambizione accreditando presso le masse dei credenti verità trascendenti in cui credere senza possibilità di dubbio: il dogma. «Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura», recita la sentenza che il 22 giugno 1616 condanna Galileo Galilei. Dopo la rivoluzione francese e poi in modo sempre più forte nell’800 e nel ‘900, alla religione si sono aggiunte le ideologie che hanno fatto della propaganda uno strumento di controllo delle masse. In tempi più recenti, infine, le ideologie sono state affiancate dalla psicologia e dal marketing che hanno indagato il subconscio scoprendo meccanismi e strumenti per generare nell’uomo desideri e bisogni. In tutto ciò oggi si inseriscono gli strumenti digitali capaci di una penetrazione capillare della società e di una sofisticazione prima inimmaginabile.

Oggi più che mai e con costi accettabili, è possibile infatti comprendere in tempo reale quali siano i desideri, le paure, i gusti e gli interessi della gente e modulare di conseguenza la propria offerta, sia essa commerciale, politica, ideologica o religiosa. Modernità e progresso vanno certamente difesi ma non si può trascurare che un uso distorto di questi strumenti possa rappresentare un grosso pericolo per le istituzioni moderne ed una grave minaccia per la nostra democrazia. Il Senato della Repubblica Romana era il luogo in cui venivano compensati i diversi interessi. I vecchi di ogni famiglia romana, i Senes, si riunivano nel Senato, appunto, per regolare i reciproci interessi ed assicurare così la coesione sociale. Da qui discende la democrazia rappresentativa che abbiamo conosciuto in Italia dal dopoguerra. Un sistema di governo nel quale le parti, i Partiti, scelgono fra i migliori il capo del Governo al quale è demandato il compito di comporre gli interessi dei partiti. Un sistema questo estremamente stabile: l’Italia ha conosciuto dalla fine della guerra alla caduta della “prima Repubblica” molti governi ma maggioranze e programmi sostanzialmente in continuità fra di loro. Ed anche un sistema capace di rappresentare ogni idea e di comporre efficacemente gli opposti interessi limitando le tensioni sociali. Oggi questi principi sono messi in seria discussione. Le nuove tecnologie consentono un dialogo diretto con le masse ed una verifica immediata del gradimento. Succede così che alla democrazia rappresentativa si stia sostituendo una forma di democrazia diretta basata non più, o non solo, sul merito e sulla competenza, bensì, appunto, sul mero “gradimento”, o sulla “gradevolezza”.

È sotto gli occhi di tutti, credo, che le scelte basate sul “gradimento”, o sulla “gradevolezza”, portino, come avvenuto in molte parti del nostro Paese, al potere soggetti non capaci di governare.

E anche laddove i meccanismi del “gradimento” riescano a selezionare profili meritevoli, la democrazia diretta rischia di diminuire la capacità di composizione delle diverse istanze della società. Concludo sottolineando che democrazia e libertà, i valori che costituiscono i punti cardinali del dibattito odierno, necessitano non solo di controlli e sicurezza ma soprattutto di cultura, formazione e conoscenza. Beni questi che prosperano soltanto in una società in grado di sostenere le proprie eccellenze e di dare possibilità ai propri giovani migliori, indipendentemente dalle loro possibilità economiche. *Pubblichiamo l’intervento dell’editore del Messaggero, in qualità di presidente dell’Associazione Amici della Luiss, al convegno “Cybersecurity e social media: i riflessi sulle istituzioni pubbliche e private” che si è tenuto ieri a Roma.

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