Ecco il gemello del Vesuvio: un vulcano in Russia replicherà l'eruzione del 79 d.C.

Ecco il gemello del Vesuvio: un vulcano in Russia replicherà l'eruzione del 79 d.C.
di Mariagiovanna Capone
Domenica 9 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo agg. 09:01
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Fino a due anni fa era considerato un vulcano estinto. Non aveva mai dato segni di attività fumaroliche o tremori sismici, sebbene sorgesse in una delle aree vulcaniche più attive del pianeta, la penisola di Kamchatka, nell'estremo oriente russo che propende verso il Giappone. Ora però gli studiosi lanciano l'allarme e sono convinti che da un momento all'altro il vulcano Bolshaya Udina potrebbe eruttare, con una modalità esplosiva talmente violenta da paragonarla a quella del Vesuvio del 79 dC o l'eruzione del 1600 in Perù che provocò il raffreddamento dell'Europa e carestie. Il vulcano russo riposa da almeno 42 mila anni, e secondo Ivan Kulanov, geofisico della sezione Kamchatka del Servizio Geofisico unificato dell'Accademia russa delle scienze, quando accadrà una notevole quantità di ceneri salirà oltre i 40 chilometri di altitudine e avrà ripercussioni ambientali, ecologiche ed economiche su tutto l'emisfero settentrionale.
 
Il Bolshaya Udina, appartenente allo stesso sistema vulcanico dell'attivissimo Klyuchevskaya, fino a poco tempo fa era considerato estinto. La sezione Kamchatka del Servizio Geofisico russo tra il 1999 e il settembre 2017, ha rilevato appena 100 deboli eventi sismici sotto il vulcano, che si trova alto 2.923 metri sul livello del mare. Poi, improvvisamente, dall'autunno del 2017 i tremori hanno cominciato a essere sempre più frequenti e la loro intensità andava gradualmente aumentando. Nel febbraio 2019 è stato registrato un terremoto di magnitudo 4,3, il più forte in questa parte del sistema vulcanico nell'intera storia delle osservazioni. Tra ottobre 2017 e febbraio 2019 sono stati registrati circa 2.400 eventi sismici. E da uno studio con ricercatori provenienti da Russia, Egitto e Arabia Saudita sul vulcano, condotto lo scorso anno tra maggio e luglio, pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, emerge che «in qualsiasi momento può verificarsi un'eruzione», come ha detto il geofisico Koulakov. Installando quattro stazioni di monitoraggio sismico mobili intorno al Bolshaya Udina, i ricercatori hanno registrato e analizzato 559 eventi sismici. Un «gruppo ellittico» di attività sismica si era formato attorno al vulcano, con eventi sismici che si svolgono a più di tre miglia sotto la superficie. «Queste proprietà sismiche possono indicare la presenza di intrusioni di magma con un alto contenuto di fluidi, che può giustificare il cambiamento dello stato attuale di questo vulcano da estinto ad attivo» è scritto nello studio. La ricerca ha dimostrato anche che la sismicità si sta spostando verso Bolshaya Udina dal sud, dalla zona di Tolud, nota per la sua alta attività sismica. Si presume che qui ci sia una camera magmatica, che era una delle fonti dell'eruzione del vulcano Tolbachik, e ora il magma di questo serbatoio si è fatta strada alimentando Bolshaya Udina.

Secondo Ivan Kulakov, «l'eruzione molto probabilmente sarà di tipo esplosivo, come quello del vicino Bezymianny che non era stato considerato un vulcano attivo fino a quando non si è verificata un'esplosione direzionale nel 1956, con la cenere salita a 35-40 chilometri di altezza. Ricorda il risveglio del Vesuvio, preceduto da una pausa di diverse migliaia di anni». Secondo le statistiche, circa il 60 per cento dei vulcani del mondo esplode quando iniziano a mostrare attività simili e «non è semplice stabilire se esploderà o se si calmerà di nuovo. Senza dubbio, ora dobbiamo monitorarlo da vicino», hanno sottolineato gli esperti. «Quando un vulcano tace per molto tempo, la sua prima esplosione può essere catastrofica. Una grande quantità di cenere viene lanciata in aria e trasportata lontano, e non solo gli insediamenti circostanti, ma anche i grandi territori in tutto il pianeta possono soffrirne». Una eruzione esplosiva infatti potrebbe anche influenzare il clima, con la cenere che potrebbe addirittura estendersi oltre la Russia, potrebbero interrompersi i voli aerei, come accade nel 2010 con il vulcano islandese Eyjafjöll, che aggravò la crisi economica mondiale.
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