Roma, nomine in Campidoglio: la Procura chiede 2 anni di reclusione per Raffaele Marra

Roma, nomine in Campidoglio: la Procura chiede 2 anni di reclusione per Raffaele Marra
Martedì 11 Giugno 2019, 14:07 - Ultimo agg. 18:06
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La Procura di Roma ha chiesto la condanna a 2 anni di reclusione per Raffaele Marra, ex capo del personale del Campidoglio, nell'ambito del processo che lo vede imputato per abuso d'ufficio in relazione alla nomina del fratello Renato, a capo della direzione Turismo del comune di Roma. Si tratta della stessa vicenda per la quale è stata sotto processo la Raggi poi assolta dall'accusa di falso l'11 novembre scorso.

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Nel corso della requisitoria il pm Francesco Dall'Olio ha affermato che l'imputato «ha avuto un ruolo assolutamente attivo nelle procedure che hanno portato alla nomina del fratello». Nomina prima congelata dalla sindaca Raggi e poi infine revocata. «Il reato con dolo intenzionale si è consumato nella riunione del 26 ottobre del 2016 nell'ufficio di Raffaele Marra - ha aggiunto il pm - che all'avvocato Antonio De Santis e all'assessore al Commercio Adriano Meloni fece il nome del fratello per il quale adottò un comportamento preferenziale che determinò un'ipotesi di vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti per quella nomina». Il rappresentante dell'accusa ha spiegato che «la riunione si chiuse con gradimento di Meloni per la scelta del nome e la comunicazione della notizia a Renato che, avendo certezza del posto, manderà la domanda». Marra, per la procura di Roma, «avrebbe dovuto astenersi e non lo fece».

L'ex capo del personale del Campidoglio, Raffaele Marra, «avrebbe dovuto astenersi» nelle procedure che portarono il fratello Renato alla nomina a capo della direzione Turismo del comune di Roma. Ciò non avvenne, secondo i pm di Roma che ne hanno chiesto oggi la condanna a 2 anni di carcere, ma anzi l'ex alto dirigente capitolino ebbe un «ruolo assolutamente attivo nelle procedure di interpello» nell'autunno del 2016. Nella requisitoria del processo  il pm Francesco Dall'Olio ha ricostruito i vari passaggi che portarono a quella nomina, poi congelata dalla sindaca e infine revocata anche alla luce dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere che raggiunse Marra nel dicembre di tre anni fa per un'altra vicenda giudiziaria in cui il dirigente era accusato di corruzione.

«Il reato con dolo intenzionale si è consumato nella riunione del 26 ottobre del 2016 nell'ufficio di Raffaele Marra - ha aggiunto il pm - che all'avvocato Antonio De Santis e all'assessore al Commercio Adriano Meloni fece il nome del fratello per il quale adottò un comportamento preferenziale che determinò un'ipotesi di vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti per quella nomina».
Il rappresentante dell'accusa ha spiegato che «la riunione si chiuse col gradimento di Meloni per la scelta del nome e la comunicazione della notizia a Renato che, avendo certezza del posto, manderà la domanda». Marra, per la procura di Roma, «avrebbe dovuto astenersi e non lo fece». La nomina del fratello Renato, all'epoca vicecomandante della Polizia Locale, avrebbe comportato un aumento dello stipendio pari a 20mila euro lordi l'anno, passando da una prima a una terza fascia retributiva. La tesi accusatoria è stata sempre respinta dall'imputato che nel corso dell'udienza davanti ai giudici della ottava sezione penale si è dichiarato «assolutamente innocente». «Sono stato estraneo nella procedura di interpello che nasce su iniziativa della sindaca Raggi - ha detto Marra - che ha potere esclusivo e autonomo nelle scelte e nell'assegnazione degli incarichi». L'imputato in quella circostanza ha aggiunto che la procedura di nomina era di «natura esplorativa e non certo comparativa, tanto è vero che la sindaca poteva conferire incarichi anche indipendentemente dalla presentazione delle istanze. Anche io, come altri dirigenti, fummo oggetto di valutazione senza aver presentato istanze. Quanto all'incremento retributivo che nel caso di mio fratello sarebbe passato dalla prima alla terza fascia, era già indicato nella procedura di conferimento dell'incarico». La sentenza è attesa per dopo l'estate.

 
 
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