Primo Levi: una pura e luminosa brevità

Primo Levi: una pura e luminosa brevità
Venerdì 14 Giugno 2019, 11:51
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Da trenta e fischia anni, Pier Vincenzo Mengaldo – critico e storico della lingua italiana – studia la lingua di Primo Levi, smontando e rimontando i suoi libri, e ora tutto questo lavoro è raccolto in un volume: “Per Primo Levi” (Einaudi). Senza sminuirne il ruolo di testimone, si analizza quello di grande scrittore: più passa il tempo più l’efficacia e la ricchezza della sua voce e la forza dei suoi libri vengono fuori, e la complessità sotterranea che li abita – analizzata benissimo da Mengaldo – ci racconta l’altro Levi, quello che allontanandosi (“La tregua” è la sua “Odissea”) dall’orrore riesce con la stessa lucidità a scrivere il suo mondo, quello del ritorno e poi della sopravvivenza. Viene fuori l’equilibrio dello scrittore Primo Levi che poi è l’inganno fatto a se stesso, al Levi uomo. “La lingua di Levi è sobria ma ricca (lo mostra se non altro la sua straordinaria aggettivazione)” dice Mengaldo citando Cicerone che analizza la prosa di Cesare “una pura e luminosa brevità” e aggiungendo il commento di un altro critico, Cesare Cases, che scriveva: Levi ha sempre a sua disposizione “una parola di più”.  
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