Reddito, operai in nero con la card in tasca: ecco i primi 5 furbetti a Napoli

Reddito, operai in nero con la card in tasca: ecco i primi 5 furbetti a Napoli
di Daniela De Crescenzo
Sabato 15 Giugno 2019, 09:03 - Ultimo agg. 13:01
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Via ai controlli per il reddito di cittadinanza e su diciotto lavoratori trovati a lavorare a nero (quasi tutti nei cantieri edili) cinque sono stati beccati con la card in tasca: tutti che avevano deciso di sommare il salario illegale al sussidio comunque insufficiente a tirare avanti. In campo è scesa la task force di cui fanno parte l'Inps, l'Ispettorato del lavoro e l'apposito nucleo dei carabinieri che, avvalendosi dell'anagrafe dell'istituto di previdenza, sono riusciti a stanare i primi furbetti del sussidio. A questi bisogna aggiungere il dipendente che prestava servizio in un negozio di frutta e verdura di Boscoreale segnalato dall'ispettorato un paio di giorni fa.

LE SANZIONI
Ovviamente i lavoratori illegali adesso perderanno il beneficio. Ma non solo: sono stati segnalati all'autorità giudiziaria e dovranno rispondere penalmente del reato commesso che potrebbe essere anche quello di truffa ai danni dello Stato. Paradossalmente, infatti, il dipendente dovrebbe dichiarare tutto il reddito anche se proveniente da un'attività irregolare. Al datore di lavoro, invece, toccherà una sanzione amministrativa, mentre l'inps non solo provvederà alla revoca del beneficio, ma tenterà il recupero del denaro già versato. Impresa non certo facile visto che si tratta generalmente di nullatenenti.

«Stiamo intensificando i controlli spiega il direttore dell'Inps di Napoli, Roberto Bafundi e stiamo verificando che la rete creata tra i diversi rami dell'amministrazione sta funzionando come presidio di legalità nel territorio metropolitano». Un lavoro non da poco, quello degli 007 del reddito, visto che Napoli è la provincia italiana nella quale sono state presentate più domande. Al 7 aprile, stando ai dati del ministero, erano 78.803, più di quelle censite dall'intera Lombardia (71.310) e poco meno del 10 per cento del totale a livello nazionale. E, lo ha sottolineato il presidente dell'istituto, Pasquale Tridico, non è vero che ci sia stata una pioggia di rinunce: in tutta Italia ce ne sono state dodici di cui quattro a Napoli. Per monitorare la grande platea del reddito il ministero ha cercato di organizzare procedure più agili.

 

GLI ISPETTORI
Spiega il capo dell'ispettorato del lavoro di Napoli, Giuseppe Cantisano: «A seguito della circolare che abbiamo ricevuto dall'ispettorato nazionale stiamo accelerando sui controlli. Ogni volta che un ispettore identifica un lavoratore a nero grazie alle proprie credenziali oggi può entrare nella banca dati Inps e verificare se quella persona percepisce il reddito. Se la risposta del data base è positiva lo comunica all'istituto di previdenza che revoca il beneficio e invia a sua volta una comunicazione alla procura della Repubblica. Il sistema, come si vede, funziona». Gli ispettori, però, continuano a essere pochi. A Napoli al momento sono in sevizio presso l'ispettorato undici carabinieri e settanta ispettori a cui bisogna aggiungere quelli dell'Inps e dell'Inail. Ma presto dovrebbero arrivare i rinforzi: il ministero prevede mille nuovi assunti in tre anni, trecento all'anno: a Napoli ne dovrebbero arrivare almeno una trentina per coprire i posti lasciati vacanti negli ultimi anni.
La distribuzione della card, però, sta producendo anche un nuovo fenomeno: ci sono imprenditori, e uno lo ha raccontato giovedì al Mattino, che non riescono a trovare personale: per stipendi bassi si preferisce puntare sul reddito o su un lavoro nero da sommare al sussidio, anche a costo della denuncia. «C'è un problema serio sostengono il consigliere regionale Francesco Borrelli e il conduttore della Radiazza Gianni Simeoli Abbiamo avuto in trasmissione Ciro Fiola presidente Camera di commercio, che ha spiegato che molti imprenditori non riescono a trovare personale per le mansioni peggio retribuite. Il che da un lato evidenzia che alcuni salari sono ancora troppo bassi e dall'altro che c'è una propensione di alcuni a preferire il sussidio al lavoro. La soluzione, secondo noi, è trovare un sistema per cui chiunque prenda reddito deve necessariamente produrre lavoro».
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