Universiadi a Napoli, il Polifunzionale con la palestra assediata da macerie

Universiadi a Napoli, il Polifunzionale con la palestra assediata da macerie
di Paolo Barbuto
Mercoledì 19 Giugno 2019, 21:04 - Ultimo agg. 20 Giugno, 07:00
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«Avete già attraversato Baghdad?», l’uomo non sorride, non sta cercando di fare una battuta. L’aria attonita di chi ascolta gli impone di spiegare meglio il concetto: «Quel corridoio buio circondato da macerie e coperto dai teloni, l’avete percorso? Noi che frequentiamo questo posto lo chiamiamo Baghdad...». 

“Questo posto” è il centro polifunzionale di Soccavo, un pugno allo stomaco del quartiere e dell’intera città, un piccolo scandalo di incuria, degrado e abbandono. Qui fra un paio di settimane dovrebbero arrivare gli atleti delle Universiadi per gli allenamenti di pallavolo e pallacanestro: troveranno un paio di palestre fresche di pittura e imbellettate ma bisogna sperare che non escano da quelle palestre, che non cerchino il punto di ristoro, che non abbiamo voglia di esplorare quel luogo.
 
In cima alla struttura un gruppo di ragazzi del progetto “Milleculure” corre lungo un corridoio malmesso. Scatti repentini, poi percorsi più lenti, poi nuovi scatti e sudore e fiatone perché quel corridoio è un forno sotto i 30 e passa gradi del sole di giugno. Gli atleti s’allenano di fianco a una serie di porte che non sono vietate, può entrarci chiunque, conducono all’interno del teatro del Polifunzionale. Anzi di quel che averebbe dovuto essere un teatro.

Gradoni di cemento sui quali non sono mai stati montati sediolini, palcoscenico murato (chissà perché), tutt’intorno rifiuti di ogni genere, sedie rotte, computer fuori uso, sacchetti di indifferenziato, lastre che sembrano di amianto. In cima ai gradoni, nella parte che confina con la copertura della struttura, una devastazione di macerie: resti di lavori edili certamente eseguiti al Polifunzionale e smaltiti nella maniera più facile, all’interno di un teatro mai utilizzato.

Al piano inferiore, lungo le rampe che ogni giorno percorrono i giovani atleti che s’allenano in quel luogo, un ampio corridoio lasciato in abbandono. anzi, non abbandonato perché ci sono chiari segni di accampamenti di disperati: cartoni per proteggersi di notte, segni di falò realizzati per scaldarsi o per preparare qualcosa da mangiare. 

Nei pressi di uno dei falò spenti, le piume di un piccione spennato con estrema perizia e probabilmente (e orribilmente) cotto alla brace da un disperato. La copertura del corridoio, fatta di grossi quadri leggeri e rimovibili, è mezza crollata, così lì dentro hanno trovato casa uccelli d’ogni genere.

Al piano terra, quello dove dovrebbero arrivare gli atleti delle Universiadi, un corridoio gemello di quello che vi abbiamo appena raccontato: soffitto mezzo sfondato, guano lungo le pareti. In fondo a quel corridoio una scritta vergata sulla parete con vernice rossa indica la strada per arrivare al bar e alla pizzeria, zona che gli atleti ospiti di Napoli potrebbero voler raggiungere per rinfrescarsi dopo il training. 

Seguendo quelle frecce si passa attraverso l’area che da queste parti chiamano “Baghdad”. Ai due lati teloni tessuto rinforzato nascondono alla vista quel che non deve essere visto: migliaia di metri quadri lasciati in abbandono e travolti da rifiuti di ogni fatta. L’area bar è un refrigerio per il morale: tavolini e persone cortesi.
Qualche metro più in là rispetto al bancone, una scalinata scivola nella parte ipogea della struttura. Anche qui immensi spazii lasciati marcire: nel buio il rumore di uno scroscio quasi costante invita a raggiungere un’area più nascosta. Si tratta di una colonna fecale spaccata che sversa tutti i liquami qui sotto generando un orribile lago marrone e fetido.

«È uno scandalo - si indigna Gianni Peluso, assessore municipale di Soccavo ai lavori pubblici e al bilancio - questo luogo poteva essere il fulcro della vita del quartiere, è diventato una discarica. L’assessore Clemente venne a inaugurare anche gli spazi di una sua iniziativa “Na gioia”, avrebbe dovuto accogliere i ragazzi, non apre quasi mai i battenti. Questo luogo è la rappresentazione dell’Amministrazione napoletana: un po’ di belletto per fare bella figura mentre intorno tutto va in malora».
 
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