Salvini lancia Fontana ministro agli Affari europei, pressing M5S su Di Maio: lasci il Mise

Salvini lancia Fontana ministro agli Affari europei, pressing M5S su Di Maio: lasci il Mise
di Alberto Gentili
Mercoledì 10 Luglio 2019, 10:30 - Ultimo agg. 11:49
4 Minuti di Lettura

 «La pazienza è esaurita». Matteo Salvini non ne può più del muro di gomma alzato da Giuseppe Conte per rinviare quanto più possibile la nomina del nuovo ministro dell'Europa. Il capo della Lega l'ha fatto capire, senza troppi giri di parole, annunciando urbi et orbi di avere «proposto al premier il nome» del successore di Paolo Savona (nel frattempo transitato alla Consob) e di aspettare «l'okay con urgenza». Già nel Consiglio dei ministri di domani.
 
Un vero e proprio ultimatum. E' da più di un mese infatti che Conte prende tempo. A inizio giugno, con la delicata trattativa sulla procedura d'infrazione da portare avanti, il premier giustificò così il no alla nomina del ministro dell'Europa: «In questa fase difficile non voglio interferenze, bastiamo io e Tria a condurre il complesso confronto con Bruxelles». Ma ora che la Commissione ha assolto l'Italia grazie alla manovra correttiva (mascherata) di inizio mese, Salvini ha perso appunto la pazienza. E pretende la nomina del suo ministro che «vada a trattare a nome dell'Italia con Bruxelles».

Secondo fonti autorevoli, il leader leghista nei giorni scorsi ha candidato Alberto Bagnai, il presidente della commissione Finanze del Senato dichiaratamente euro-scettico. Ma poi, «vista la contrarietà del Quirinale», avrebbe deviato su Lorenzo Fontana, una lunga esperienza (9 anni) da europarlamentare e attuale ministro della Famiglia. «In realtà il ballottaggio non è chiuso, sono ancora in corsa sia Bagnai che Fontana e a Matteo vanno bene entrambi», dice un alto dirigente leghista. «È però probabile che si chiuda su Fontana». Tant'è, che già circola il nome di Manuela Lanzarin, anche lei veneta, fedelissima di Luca Zaia (è assessore alla Sanità) e vicina al Family day. 

Da parte sua il premier fa sapere di «non aver mai posto veti». E da palazzo Chigi aggiungono: «Il problema è tutto interno alla Lega, è Salvini a non decidersi...». Ma negli ultimi giorni - secondo la Lega - Conte avrebbe evocato la presunta contrarietà del Quirinale per frenare la nomina di Bagnai.

In realtà anche Sergio Mattarella non porrebbe veti. Lo fece il primo giugno del 2018 con Savona «per difendere i risparmi degli italiani» da una possibile uscita dall'euro, quando Luigi Di Maio e Salvini proposero l'economista sardo a ministro dell'Economia. Adesso però il capo dello Stato accetterebbe, da arbitro, qualsiasi decisione del governo relativa a un ministero considerato di seconda fascia.

Insomma, a frenare su Bagnai è stato il presidente del Consiglio: Conte non ha alcuna voglia di ritrovarsi a fianco, durante le trattative con la Commissione europea, un potenziale guastatore. Uno che mentre lui intavolerà le mediazioni con i vertici di Bruxelles, potrebbe prendere il randello e distruggere ciò che il premier avrà costruito. Meglio, molto meglio, Fontana. E' più pacato, meno euroscettico. E poi, avendoci lavorato insieme per più di un anno, Conte ha imparato a conoscerlo.

La partita non si chiude con il ministero dell'Europa. Lo stesso Salvini non esclude un vero e proprio rimpasto. Perché avrebbe una gran voglia di licenziare la nemica Elisabetta Trenta (Difesa), che negli ultimi giorni ha però riconquistato consensi del Movimento grazie proprio allo scontro con il leader leghista. E perché all'orecchio di Salvini è arrivata la voce che una parte consistente del M5S spinge affinché Di Maio rinunci alla poltrona di ministro dello Sviluppo economico. «Sarebbe una buona idea, quattro incarichi sono troppi per chiunque», sussurra un alto dirigente del Movimento, «non si può far bene il capo politico, il vicepremier e il ministro del Lavoro e dello Sviluppo. Il problema è che Luigi resiste...».

Non è solo Di Maio a resistere. Puntano i piedi anche Giulia Grillo (Salute), Alberto Bonisoli (Cultura) e Danilo Toninelli (Infrastrutture), per il quale è già pronto il successore: il capogruppo Stefano Patuanelli, ingegnere edile prima di sbarcare in Senato. «Ma se nessuno vuole dimettersi sono guai, mica li puoi cacciare», allarga le braccia un ministro 5Stelle. E aggiunge: «In ogni caso aprire adesso la pratica del rimpasto è rischioso, rischiamo di consegnare posti preziosi a Salvini».

Da parte sua il leader leghista deve rimpiazzare i sottosegretari ai Trasporti e allo Sviluppo e lavora per spedire Giancarlo Giorgetti a Bruxelles con i gradi di commissario europeo alla Concorrenza. E anche se il potente sottosegretario alla Presidenza ha declinato l'invito, già si fanno i nomi dei sostituti: Giulia Bongiorno, Claudio Durigon e Nicola Molteni.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA