A 100 anni in giro per il mondo:
«Gerusalemme l'ultima meta»

A 100 anni in giro per il mondo: «Gerusalemme l'ultima meta»
di Maria Pirro
Lunedì 22 Luglio 2019, 08:47 - Ultimo agg. 20:49
4 Minuti di Lettura

Il centenario è qui e può raccontarla grazie a una bugia. «Nel campo di prigionia, durante la guerra, ai militari dissi che ero cuoco di professione. Non sapevo cucinare per niente, ma allora non c'era neanche niente da mangiare: soltanto cibi in scatola che io manipolavo sul fuoco», e mima il gesto, scatenando risate come al cinema. E aggiunge, a proposito della sua vita da film: «Servivo una trentina di militari in una bellissima villa, alla periferia di Bona, circondata da un fitto bosco di palme e altre piante, in riva al mare».

 

Con gli alleati, Mario Cenzato sbarca a Napoli: «Qui conobbi Tonia, la mia Ninietta, in un tabacchino a Mergellina dove andavo, vestito come gli inglesi, a comprare le cartoline da spedire alla famiglia. Me ne innamorai al punto che decisi, con grande dispiacere, di restare in città: non vedevo i miei genitori già da cinque anni». Accento veneto, destino in salsa partenopea. «Oggi ai tre nipoti preparo il tortano e tante altri piatti tipici», e questa volta il perito elettronico dice la verità. Sua figlia Patrizia, architetto e ottima forcetta, conferma le qualità ai fornelli e quindi l'altra parte della storia. Mario, per tutti SuperMario, ha cento anni compiuti il 16 dicembre 2018 e ne dimostra parecchi di meno. «Sì, sono fortunato», annuisce. «Non ho pensieri dovuti a problemi di salute, auguro a tutti di arrivare a quest'età come me». Il segreto? Non sembra una questione di geni. «Uno dei miei fratelli è morto a 25 anni a causa di una meningite fulminante, l'altro subito dopo la pensione. E, da allora, ho pensato: devo fargliela vedere io allo Stato. Per dispetto, ho incassato più assegni Inps che stipendi», afferma soddisfatto. «Sto benissimo da quando ho smesso di lavorare alla Sme, Società meridionale di elettricità. E, il segreto, a mio parere, è evitare gli eccessi, innanzitutto a tavola, e prendere un po' la vita come viene, accettando la volontà di Dio». Cenzato si abbandona in poltrona, ma conserva l'eleganza: nelle mani, che muove con lentezza; nell'abbigliamento ricercato. Pantaloni chiari, mocassino e calzino nero, camicia azzurra di lino senza una piega. «Faccio io il bucato, a stirare provvede una collaboratrice domestica», spiega, rivendicando autonomia. «Vivo da solo, per scelta, nell'appartamento spazioso all'Arenella in cui ho cresciuto i miei tre figli. E nulla voglio cambiare in casa perché guardare gli oggetti fa correre il mio pensiero sicuro ai giorni lieti». «Può permetterselo perché non assume farmaci, a eccezione della pillola per il colesterolo che prendiamo già anche noi. E la sua salute di ferro è anche merito del medico che lo segue, Luigi Santangelo, geriatra e cardiologo», aggiunge Patrizia, che esce spesso con il padre la sera. «I miei amici lo invitano al ristorante e, una volta a settimana, il martedì, andiamo insieme al cineforum». Mario ragiona come un 40enne o giù di lì, ma ha la saggezza della vecchiaia. «Alla mia età si ha la percezione di avere uno spazio limitato e di quanto sia inutile preoccuparsi di futili querelle. È questa la via che porta alla serenità», più alba che tramonto. Il centenario si sveglia presto. «Resto a letto, però, fino alle 7,30. Poi vado a fare la spesa e cucino, sempre per i miei nipoti». Pranza compagnia, con l'altra figlia, Paola; nel primo pomeriggio riposa e, dopo aver chiacchierato con i bimbi e gli altri parenti, rientra per cena. «Bevo un bicchiere di latte e resto davanti alla televisione fino alle 23.30. Mi piacciono i documentari di Piero e Alberto Angela. Non mi piacciono le canzoni moderne: preferisco ascoltare la musica classica, da Bach a Mozart. E, naturalmente, adoro viaggiare», la sua ricetta della felicità. Cenzato è di ritorno da Gerusalemme, vacanza ricevuta in regalo per il compleanno. «Siamo partiti tutti due settimane fa, portando in pellegrinaggio anche mio padre che ha invece 93 anni», dice Francesco Alessio, marito di Patrizia e scultore, precisando che questa è solo l'ultima destinazione raggiunta. Tra le mete, New York, Lisbona, Berlino, Istanbul e Praga intervallate da un tour in Francia e Spagna, e ritorno in Andalusia. Paesaggi diversi e impressioni personali sono sintetizzati in un libro di Mario, il secondo. Il primo s'intitola Appunti di vita vissuta..., ha la copertina rossa ed è come muoversi con la macchina del tempo. «Andare indietro con i ricordi è un po' difficile ma voglio provarci», l'incipit, mentre nell'ottavo capitolo parla della sua vita dopo la morte di Tonia. «Un'assenza indescrivibile: la sua parola era un conforto e invitava ad andare sempre per la strada giusta». Quella ultraterrena. «Tutto ciò che si fa nella vita resta qui e, ricchi o poveri, si arriva sempre alla medesima conclusione», scrive Mario, che a voce ribadisce di non aver paura della morte, e nemmeno del presente. «Il mondo di oggi non è tanto diverso da quello di un tempo», ragiona. «E, se la felicità probabilmente non esiste, il futuro è adesso».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA