Conte sfida Salvini, M5S in crisi
Il vicepremier: «Cerca voti»

Conte al Senato su Lega e fondi russi: Savoini era a Mosca con Salvini DIRETTA
Conte al Senato su Lega e fondi russi: Savoini era a Mosca con Salvini DIRETTA
Mercoledì 24 Luglio 2019, 16:11 - Ultimo agg. 25 Luglio, 10:30
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 L’immagine che più risalta è quella del premier Conte lasciato solo dal Movimento 5 stelle nell’Aula del Senato. Ieri durante l’informativa sul caso dei presunti finanziamenti russi alla Lega i pentastellati hanno abbandonato l’emiciclo. Per protesta contro la mancata presenza di Salvini. «Non cediamo più alla Lega», il refrain. A pesare anche il via libera del governo alla Tav. «Non si fa cosi’», l’irritazione del presidente del Consiglio nei confronti del capogruppo M5s Patuanelli. 
Il premier ha rivendicato il suo ruolo di terzietà ‘accontentando’ la Lega sulla Torino-Lione («Non ci sottrarremo agli adempimenti necessari», ha detto al question time alla Camera) ma senza risparmiare stoccate a palazzo Madama nei confronti del ministro dell’Interno. «Savoini – ha spiegato interrotto più volte dall’opposizione – era nella delegazione ufficiale di Salvini a Mosca nel luglio 2018», invitato direttamente dal Viminale. Ed ancora: «Non ho ricevuto le informazioni richieste dal ministro competente».

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Il ministro dell’Interno si è tenuto alla larga dal dibattito: «Ognuno – ha detto di primo mattino - occupa il suo tempo come vuole, io non seguo fantasie e i film di spionaggio di serie B». Poi quando il Pd ha presentato la mozione per sfiduciarlo si è limitato ad un tweet: «E’ una medaglia come le denunce di Carola e delle Ong, gli insulti dei centri sociali. non mollo, indietro non si torna».
Altra giornata ad alta tensione nella maggioranza. Conte e Salvini si sono visti a margine del Cipe a palazzo Chigi, poi il presidente del Consiglio ha risposto alle interrogazioni a Montecitorio. Su autonomia («Non e’ un prendere o lasciare, il Parlamento deve restare centrale»), sulla manovra («Vogliamo vararla in anticipo»), sulla Torino-Lione («Fermare l’opera piu’ svantaggioso che realizzarla»), perfino sulla Libia. 
IL MALESSERE
Ma mentre la Lega ha continuato a ripetere la necessità di far ripartire la fase 2 del governo «senza no e senza vincoli» (parole del capogruppo alla Camera Molinari), i pentastellati hanno manifestato tutto il loro malessere. «Conte e’ un premier di sistema», e’ insorto Paragone. «Oggi è la Caporetto del Movimento», si e’ sfogato Giarrusso.
Ma i vertici M5s hanno subito chiarito i motivi della mossa a palazzo Madama. I banchi M5s semivuoti sono una risposta al “fuggitivo” Salvini che – dicono anche da palazzo Chigi – ha alzato le spalle sul cosiddetto ‘Russia gate’ e continua a sottrarsi al confronto su ogni dossier. Ad incalzare la Lega è stato il Pd. «Vogliamo costringerlo a raccontare al Parlamento la sua versione dei fatti», ha detto in Aula Marcucci. «La sua posizione reticente è molto grave e incompatibile con il suo ruolo», ha osservato Zingaretti motivando la decisione di presentare la mozione di sfiducia, mentre Renzi ha rinunciato a parlare per evitare polemiche interne. «Voi siete i nostri miglior alleati», la risposta del leghista Romeo: «Qui stiamo parlando del nulla, non ci sono rubli, non c’è gasolio». Un affondo anche nei confronti di Conte: «Ci aspettiamo che dimostri la stessa solerzia anche sulla vicenda del voto sul Commissario europeo».
La premessa del premier che ha chiamato in causa anche D’Amico, «consulente del Viminale dal 7 settembre 2018, e’ stata che «il signor Savoini non riveste e non ha rivestito incarichi formali» nell’esecutivo. Poi l’elenco dei fatti: Savoini risulta presente ad una missione ufficiale a Mosca di Salvini svoltasi il 16 luglio dello scorso anno, era inoltre presente a un evento di Confindustria Russia, il 17 ottobre, organizzata direttamente dal Viminale.
C’era il 4 luglio, al Forum italo russo in occasione della visita di Putin. Questo però non vuol dire che «è venuta a mancare la fiducia» nei confronti di qualche membro del governo. In ogni caso - ha aggiunto Conte - «la linea dell’esecutivo in politica estera non è affatto condizionata», «io comunque informerò sempre il Parlamento» e sarò «qui anche se dovessero maturare le condizioni» le elezioni anticipate. Una frase che al vicepremier leghista non è affatto piaciuta: «Che bisogno c’era - si e’ chiesto - di pensare che ci siano altre maggioranze, raccolte come i funghetti in Trentino? Giochetti di palazzo non ne esistono, per rispetto dell’Italia e degli italiani».
Ritornano venti di crisi? «Non la apro.
Significherebbe darla vinta agli altri», ha tagliato corto Di Maio ribadendo piena fiducia a Conte: «Il suo è stato un atto non dovuto». In ogni caso Salvini può dirsi soddisfatto: «Altro che casino… Per me è stata una bella giornata…».

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