Suicidio assistito, il Comitato di bioetica apre alla linea del sì: ​«È diverso dall'eutanasia»

Suicidio assistito, il Comitato di bioetica apre ma i voti contrari sono 11 su 24
Suicidio assistito, il Comitato di bioetica apre ma i voti contrari sono 11 su 24
Martedì 30 Luglio 2019, 11:29 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 05:45
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Con 13 voti favorevoli e 11 contrari, il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) apre alla legalizzazione del suicidio medicalmente assistito in Italia, distinto dall'eutanasia, anche se le posizioni al suo interno evidenziano una spaccatura. La questione è al centro del parere pubblicato oggi dal Comitato e che, come sottolinea il presidente Cnb Lorenzo D'Avack, «intende fare chiarezza». Il parere infatti, si legge nel documento, intende «fornire elementi di riflessione a servizio delle scelte di una società che intenda affrontare una questione, come quella dell'aiuto al suicidio, che presenta una serie di problemi e di interrogativi a cui non è semplice dare una risposta univoca». 

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Di qui l'esigenza di fare chiarezza, distinguendo il suicidio assistito dall'eutanasia e fornendo alcune raccomandazioni condivise. Ma il problema, si rileva, è che «nell'ordinamento italiano è assente una disciplina specifica delle due pratiche», ossia eutanasia e suicidio assistito, trattati entrambi come «aspetti delle figure generali dei delitti contro la vita». Il parare, sottolinea D'Avack, «vorrei che fosse un utile strumento, molto documentato, che possa aiutare il legislatore a prendere decisioni. Abbiamo voluto fare chiarezza ed esporre tutti gli argomenti, pro e contro». Proprio tale «equipollenza» delle posizioni è però criticata da Francesco D'Agostino, membro del Cnb che ha votato contro il suicidio assistito e secondo il quale il Comitato «non è un'Accademia ed il suo compito è dare un orientamento chiaro e non, al contrario, lasciare chi legge in una situazione ambivalente che produce smarrimento». Giusto invece aprire alla legalizzazione secondo il farmacologo e componente del Cnb Silvio Garattini, che auspica, pur «non nutrendo molta fiducia in merito», che il Parlamento si occupi della questione «prendendo la giusta decisione». E proprio il Parlamento sarebbe infatti chiamato a pronunciarsi sul suicidio assistito entro la scadenza del 24 settembre, indicata di fatto dalla Corte Costituzionale con l'ordinanza 207/2018 in riferimento al caso di aiuto al suicidio per Fabiano Antoniani Dj Fabo da parte di Marco Cappato dell'Associazione Coscioni. 

 


Una scadenza di fondamentale importanza, come chiarisce l'avvocato e segretario dell'associazione, Filomena Gallo: «Il 24 settembre è la data fissata per la nuova udienza della Consulta sul caso Cappato. In assenza, per quella data, di una legge del Parlamento in materia di suicidio assistito e fine vita, la Corte potrebbe dunque decidere di intervenire in linea con l'ordinanza già emanata ed in cui è già evidenziata l'incostituzionalità dell'articolo 580 del Codice penale nella parte in cui prevede e classifica come 'reatò anche il solo aiuto al suicidio». Insomma, commenta, «tra due mesi ci troveremo nella situazione in cui saranno di nuovo i giudici a decidere sui temi che riguardano la vita delle persone».

Dunque, afferma anche Cappato, «onore al Cnb, che ha avuto il coraggio di decidere sul fine vita, dando così una lezione al Parlamento, che non è stato capace in sei anni di discutere la legge di iniziativa popolare e, in un anno, di rispondere alla richiesta di legiferare della Corte». Il parere del Cnb ha comunque riacceso il dibattito suscitando la reazione del fronte cattolico: «l'idea di legalizzare il suicidio assistito sarebbe devastante per il nostro sistema sanitario», afferma il giurista e presidente di Scienza & Vita Alberto Gambino. E parla di un documento «deludente, metodologicamente incomprensibile, in cui ognuno potrà trovare la posizione che più gli aggrada», il bioeticista dell'Università Cattolica Adriano Pessina, che ritiene invece «esistano buone ragioni etiche e giuridiche per negare che esista un diritto al suicidio assistito: sia perché non esiste alcun diritto alla morte, sia perché il diritto costituzionalmente rilevante della tutela della vita prevale sul diritto ad esercitare la propria autonomia». Di segno opposto la posizione del presidente della Consulta di Bioetica, Maurizio Mori, che guarda con favore al parere del Cnb definendolo «un segno di cambiamento profondo».

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