Di Martino rilancia il pastificio Amato
​«La mia sfida con il grano italiano»

Di Martino rilancia il pastificio Amato «La mia sfida con il grano italiano»
di Nico Casale
Martedì 13 Agosto 2019, 11:18 - Ultimo agg. 12:45
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«Sono, innanzitutto, un pastaio. E, poi, un imprenditore della pasta». Si definisce così Giuseppe Di Martino, 49 anni, patron dei pastifici Di Martino, Dei Campi e di Antonio Amato. Parlando dello storico pastificio salernitano, acquisito nel 2014, dice «abbiamo voluto spostare l'azienda su un livello qualitativo più alto» e, ora, in cantiere, c'è «un potente progetto di disintermediazione per essere più vicini ai clienti».

Viene definito «il re della pasta». Si riconosce?
«Non lo so, ma me l'hanno detto in tanti ultimamente. Rappresentiamo una quota importante dell'export e della produzione di pasta in Italia su più fronti e su più regioni. Con un lavoro di 107 anni, è difficile avere un'attività che riesca a essere di buon successo per così tanto tempo, per tre generazioni. Quindi, diventa una cosa abbastanza poco comune. Ma ce ne sono tanti di re della pasta. Io credo di svolgere semplicemente un ruolo con dignità e con onore».

 

Allora chi è Giuseppe Di Martino?
«Un pastaio, innanzitutto. Poi, un imprenditore della pasta. Sono uno che fa tanti viaggi. Ho girato il mondo a vendere i nostri prodotti, a conoscere le esigenze dei mercati stranieri, a cercare di adeguare la produzione italiana, che è fatta di grande qualità, ma che spesso non è sempre perfettamente adeguata alla domanda del mercato internazionale. Sono una persona appassionata al proprio lavoro, ai valori che la mia famiglia mi ha trasmesso. Ho mille passioni che cerco di coltivare nei ritagli di tempo».

Come giudica l'esperienza alla guida dell'Antonio Amato di Salerno?
«Una bella avventura. Abbiamo rilevato lo stabilimento in fitto nel 2012 e lo abbiamo acquistato nel 2014. Partecipammo perché ci serviva capacità produttiva. Nei due anni, abbiamo fatto investimenti che non volevamo buttare, così come non abbiamo voluto lasciare una maestranza straordinaria».

Come hanno risposto i salernitani al ritorno sul mercato?
«In fatto di apprezzamento e voglia di riscatto, molto bene. Il mercato si era spostato dalla qualità Antonio Amato che, probabilmente, negli ultimi anni, non rispondeva alle esigenze e, quindi, abbiamo avuto delle difficoltà soprattutto all'inizio a far riaccettare ai salernitani il marchio Antonio Amato».

Perché?
«Abbiamo fatto una scelta radicale perché la pasta Antonio Amato, oggi, ha le prerogative di una pasta di primissima qualità per cui si sposta dalla posizione in cui era quando era un prodotto un po' più alla portata di tutti ad un prodotto un po' più elitario. È un cambio che abbiamo voluto perché il mercato era estremamente saturo su quella parte del mercato del prezzo medio e medio-basso e quindi abbiamo voluto spostare l'azienda su un livello qualitativo più alto. E i risultati vengono con il tempo».

Cosa è cambiato nel pastificio Antonio Amato?
«Due cambiamenti fondamentali: usare solo grano italiano, una scelta vincente perché i consumatori sono sempre più attenti all'origine delle materie prime; poi, avendo un mulino accanto, era importante riattivarlo e avere la possibilità di produrre una pasta con il grano che maciniamo noi. Averlo affianco significa macinare il grano e utilizzarlo nelle 24 ore dalla macinazione, preservandone il massimo degli aromi, della fragranza, della qualità, delle vitamine. Questo è il macinato fresco 100% italiano, lanciato quest'anno, che possiamo dire soltanto noi di Antonio Amato ad averlo in Italia».

Antonio Amato oggi, però, non è solo pasta.
«È vero. Ci sono olio di oliva, pomodori fatti nell'Agro nocerino sarnese. E, poi, il tonno per il quale ho fatto una scelta molto precisa, cioè averne uno che venisse soltanto dallo specchio di mare che va da Punta Licosa a Punta Campanella. Il tonnetto del Mediterraneo e lo sgombro sono tonni che vengono presi dai pescherecci e trasformati in provincia di Salerno».

Quali progetti in cantiere?
«Ci siamo mossi con un po' di anticipo nell'avere dei progetti di disintermediazione per essere più vicini ai clienti. A breve, ci sarà un'iniziativa di cui non posso parlare in maniera aperta perché stiamo lavorando ancora alla fase progettuale, ma che include il pastificio Antonio Amato e che avrà una risonanza enorme, anche più grande di quella che stiamo facendo per Di Martino, perché è un progetto potente. Posso solo dire che sarà a Milano e che va in direzione dei consumatori che, oggi, sono più sofisticati e hanno voglia di conoscere le cose, di assaggiare e di sapere cosa c'è dentro ai prodotti».
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