«Un sacrificio tornare qui», così la senatrice scatena l'aula dei vacanzieri richiamati

«Un sacrificio tornare qui», così la senatrice scatena l'aula dei vacanzieri richiamati
di Barbara Acquaviti
Mercoledì 14 Agosto 2019, 08:41 - Ultimo agg. 14:17
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In questa pazza estate di crisi parlamentare succede pure che il grado di tintarella diventi un marchio di infamia. «Sei più abbronzato tu», «no, tu». Avvolti dalla calura della capitale, nel dibattito dell'aula del Senato sul calendario, le ore trascorse al sole o in montagna si trasformano nel metro di misura dell'affidabilità politica.
Matteo Salvini - stavolta in giacca e cravatta, ma sneakers ai piedi, segno che l'aria di mare è ancora con lui - prende la parola in aula e rilancia un'accusa che in questi giorni era diventata un tormentone.
Se la prende subito con la senatrice delle Autonomie, Unterberger, che si era chiesta cosa fosse successo «di così urgente da chiamare tutti i senatori nella settimana di Ferragosto, durante le ferie, per essere qui». Ecco, le fa il verso il ministro, «lo abbiamo anche sentito, non si devono disturbare i poveri parlamentari a Ferragosto». Apriti cielo. «Buffone», gli urla il dem Parrini. E' il segnale.

Si scatena, per dirla con Coppola, l'inferno. «Proprio tu!», gli urla la Malpezzi, rinfacciando a Matteo i fasti del Papeete. «Da che pulpito!». Nel mirino finirà anche la presidente del Senato, accusata di non essere terza, per non aver frenato gli insulti, per aver lasciato che il leader della Lega parlasse più del consentito, per averlo chiamato «presidente».
Ma insomma, è l'abbronzatura, il ritorno forzato dal mare o dai monti a tenere banco. Chi di tintarella ferisce, di tintarella perisce.
E così il capogruppo Andrea Marcucci replica: «Ministro Salvini, lei è sicuramente il più abbronzato». All'uscita dall'aula Renzi gongola: «Mi ha nominato 13 volte in 10 minuti. O è innamorato o è ossessionato». Per molte ore, in questo strano giorno di lavori parlamentari di metà agosto, tra i senatori strappati alle loro vacanze (in alcuni casi nemmeno cominciate), sembra quasi il primo giorno di scuola. Solo che la domanda ricorrente non è «ma tu da dove sei dovuto rientrare?». Fino alle 17.30, mezz'ora prima della convocazione dell'aula, il Transatlantico è quasi deserto.

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L'ORARIO DEI TRENI
Il senatore ligure Biasotti si confronta sugli orari dei treni. «Io ho preso quello delle 11.30, era pienissimo». «Eh sì, poi continuano ad esserci tutti questi ritardi», risponde un collega.Comincia a girare voce che il leader della Lega non voglia far più votare i suoi sul calendario per non certificare agli occhi di Mattarella l'esistenza di un'altra maggioranza. «Non si possono far venire i senatori per poi non farli votare, è da matti», ragiona ad alta voce Ignazio La Russa. Prima dell'aula, Annamaria Bernini riunisce il gruppo di Forza Italia. «Un grande applauso per noi che siamo qui. Riprenda bene i colleghi dice a un cameramen sono tutti veri. Non ci sono cartonati». «Siamo qui in 55», rivendicherà poi in aula, come a scacciare i boatos di defezioni. A Ferragosto, dai, non è roba da poco.
 

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