Napoli, la furia dei ladri sorpresi in casa: calci e pugni, ferita una disabile

Napoli, la furia dei ladri sorpresi in casa: calci e pugni, ferita una disabile
di Maria Chiara Aulisio
Mercoledì 14 Agosto 2019, 23:00 - Ultimo agg. 15 Agosto, 11:31
3 Minuti di Lettura
Arancia meccanica al parco San Paolo. È accaduto l’altra notte, a Fuorigrotta, poco prima dell’alba: due uomini, a volto coperto, si sono introdotti in un appartamento di una palazzina, isolato 9/11, a due passi dalla chiesa di San Paolo apostolo, di proprietà del titolare di alcune autorimesse nella zona di Soccavo. L’uomo, circa sessant’anni, era in casa: con lui anche sua sorella disabile. I malviventi li hanno sorpresi nel sonno, forse non pensavano di trovarli ancora lì, a casa, ad agosto, quando, come il resto della famiglia, sarebbero dovuti essere in vacanza.
 
Ma andiamo con ordine. Erano circa le cinque del mattino: l’uomo dormiva nella sua camera da letto quando viene svegliato da strani rumori. Inizialmente pensa agli inquilini del piano di sopra, poi si ricorda che sono partiti anche loro, insieme con quelli del piano di sotto. Il palazzo è semi deserto, di certo nella sua scala non c’è più nessuno. Eppure continua a sentire rumore, come se qualcuno stesse spostando le sedie in sala da pranzo, aprendo i mobili, rovistando e tirando fuori gli oggetti dai cassetti del soggiorno. È a questo punto che Giovanni P. decide di alzarsi e andare a vedere che cosa sta succedendo in casa sua.

Non riesce neanche a uscire dalla camera da letto che viene affrontato dai due delinquenti. Prima uno spintone, poi calci e pugni per tenerlo zitto. Attimi di angoscia e paura: «Prendete quello che volete e andate via, vi prego non fateci del male». Niente da fare. Ancora botte e minacce fino a quando Giovanni P. non finisce a terra, con il naso rotto e il volto tumefatto. La sua preoccupazione è per la sorella, una donna di oltre ottant’anni affetta da una grave disabilità mentale che lui accudisce come se fosse una figlia. Calci e pugni anche a lei quando - svegliata dal gran trambusto - chiama il fratello e poi - non vedendolo arrivare - si alza e va verso la sua camera da letto. Qui viene affrontata dai due malviventi che, con un accento marcatamente straniero, le dicono di stare zitta.

La donna è frastornata, non riesce a capire che cosa sta accadendo, continua a chiamare a gran voce il fratello. Quando si accorge che è disteso in una pozza di sangue a pochi passi da lei, comincia a piangere e a disperarsi. Per cercare di farla tacere i ladri la prendono a botte prima di chiuderle la bocca con un cerotto. A questo punto, dopo essersi assicurati che Giovanni P. non avesse il cellulare a portata di mano, chiudono a chiave la porta della sua stanza e, indisturbati, continuano il saccheggio. Secondo quanto denunciato dalla vittima agli agenti della questura, i ladri, alla fine, sarebbero riusciti a portare via solo del denaro e qualche oggetto di valore. Nulla di più. 

A chiamare il 113, quando finalmente i malviventi lasciano l’appartamento, è stato proprio lui, la vittima, preoccupato soprattutto per le condizioni della sorella che, per fortuna, dovrebbe cavarsela in venti giorni, il tempo necessario a curare contusioni e escoriazioni che le ricoprono il corpo. Sul posto sono arrivate due ambulanze e una volante della polizia, ma dei due delinquenti non c’era già più nessuna traccia.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA