«Siete di Napoli? Allora non entrate», il razzismo nella discoteca vip di Ibiza

«Siete di Napoli? Allora non entrate», il razzismo nella discoteca vip di Ibiza
di Melina Chiapparino
Lunedì 19 Agosto 2019, 22:50 - Ultimo agg. 20 Agosto, 20:06
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«Non ci hanno fatto entrare perché siamo napoletani». Nel raccontarlo sono ancora scioccati ma decisi a non far passare l’episodio sottobanco. Vittime della discriminazione che sarebbe avvenuta la notte tra il 16 ed il 17 agosto, in un noto locale di Ibiza, sono sei giovani campani che si trovano in vacanza nell’isola delle Baleari. I primi a segnalare l’accaduto definendolo “trattamento razzista” sono stati alcuni dei loro genitori che, sui social, hanno puntato il dito contro la discoteca che appartiene a una catena di Hotel di lusso e ristoranti tra i più famosi e frequentati sull’isola e in altri 59 paesi nel mondo.
 
«Mia figlia Alessia Ylenia, studentessa universitaria ventunenne si è vista negare l’accesso al locale, in quanto nata e residente nella provincia di Napoli- scrive Salvatore Ferraro su facebook - tale comportamento è inammissibile e razzista ed è da stigmatizzare specialmente in quanto avvenuto in una struttura così nota a livello mondiale». Alessia si è presentata all’ingresso del locale, dove si sarebbe svolta la festa, insieme ad altre due amiche e tre ragazzi, originari di Napoli e Somma Vesuviana. Nel gruppo di età compresa tra i 20 e i 24 anni, erano tutti studenti universitari eccetto due amici che lavorano e, in particolare, uno di loro gestisce delle pizzerie. 

«Eravamo abbigliati come ci avevano consigliato e com’è consuetudine per queste feste, i ragazzi con camicia bianca e noi ragazze con un vestito - spiega Alessia – alla porta ci hanno chiesto i documenti e dopo averli visionati, ci hanno comunicato che il party era dedicato esclusivamente ai residenti e alle persone che lavorano a Ibiza, vietandoci l’ingresso». A quel punto la 21enne e i suoi amici si sono insospettiti. «Ci erano arrivate delle voci sulla diffidenza nei confronti dei napoletani e ci siamo allontanati, tenendo d’occhio l’ingresso e notando che facevano entrare italiani e poco dopo noi, una coppia di milanesi - aggiunge Alessia - allora abbiamo rifatto la fila e successivamente, ci hanno riferito che allontanavano i napoletani perché nelle serate precedenti si erano verificati litigi e furti, a loro detta, per mano di gente di Napoli». Alla fine, i sei ragazzi sono ritornati nel loro residence «delusi e mortificati- conclude la giovane - siamo persone perbene, siamo stati educati fino alla fine ma ci hanno umiliato». 
 

La denuncia su Facebook ha raccolto la solidarietà di una vasta platea e centinaia di condivisioni del post ma non è stata l’unica azione di protesta dei genitori. «Abbiamo scritto una lettera formale all’ufficio relazioni della catena di locali dove è avvenuto l’episodio increscioso- spiega il padre di Alessia – ci basterebbero delle scuse soprattutto per riparare il senso di delusione dei nostri figli, abbiamo parlato per combattere i pregiudizi e un’immagine di Napoli che non corrisponde alla verità». Nella lettera, il fatto viene descritto senza mezzi termini. «Buongiorno mia figlia Alessia Ylenia, si è vista negare l’accesso alla vostra struttura in quanto nata e residente nella città di Napoli- si legge nel documento - è una vergogna, un trattamento razzista che non mancherò di pubblicizzare presso tutti i media».
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