Pensioni, con quota 100 nella Pa 8 dipendenti statali su 10 via da enti locali e Sanità

Quota 100, Pa: 8 su 10 via da enti locali e Sanità
Quota 100, Pa: 8 su 10 via da enti locali e Sanità
Mercoledì 21 Agosto 2019, 11:09 - Ultimo agg. 22 Agosto, 07:35
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Otto dipendenti pubblici su 10 che andranno in pensione in agosto con quota 100 - il primo mese in cui si potrà sfruttare l'anticipo previsto per chi ha almeno 62 anni e 38 di contributi - provengono dagli enti pubblici e dalla Sanità. È quanto emerge dai primi dati Inps anticipati dall'Ansa. 

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Nel privato il meccanismo è attivo già da aprile mentre si è preferito dare un po' più di tempo agli uffici pubblici per
organizzarsi, viste le carenze di personale ereditate dal blocco del turnover. Buchi sentiti soprattutto nelle amministrazioni direttamente al servizio del cittadino. E infatti gli addii, almeno stando alla prima tranche, si concentrano proprio negli ospedali e negli enti locali.

Dati alla mano circa l'80% se ne va dalle autonomie e dalla sanità. Ecco che da Comuni, Regioni e Province arriva il 55,1% delle richieste, ben 5.694. La sanità se ne accaparra oltre un quinto, il 22,6%, corrispondente a 2.344 domande di ritiro. Di queste la stragrande maggioranza proviene da infermieri, fisioterapisti, analisti, tecnici radiologi o di laboratorio, amministrativi (2.023). Mentre per ora le uscite di medici, che ovviamente rappresentano un universo più limitato, sono contenute (321 insieme ai veterinari). Un'altra fetta importante fa capo a ministeri e agenzie fiscali (1.612). Ma il bilancio sarebbe destinato ad aumentare. Tra Quota 100 e Legge Fornero la previsione è di 250 mila uscite solo per quest'anno.

Basti pensare che il sindacato della categoria, Anaao Assomed vede papabili per Quota 100 circa 38 mila medici in tre anni. Ma l'uscita anticipata non converrebbe a molti a causa di «penalizzazioni» che vanno dai limiti alla libera professione al divieto di cumuli, sostiene l'Anaao. L'effettiva fuoriuscita si manterrebbe così intorno alle 24 mila unità. Ai pensionamenti dei camici bianchi si aggiungono quelli dei cosiddetti paramedici.

L'emergenza diventerà ben presto palpabile anche nella scuola, stando sempre alle stime dei sindacati. A settembre infatti si apre la finestra per gli abbandoni dei prof. Per garantire le lezioni, è la denuncia, si dovrà ricorrere a migliaia di supplenti.

L'esodo si sta concentrando nei «comparti della Pa dove il lavoro è più faticoso ma che paradossalmente sono proprio quelli che erogano i servizi ai cittadini», fa notare la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino. In altre parole il rischio di disagi è dietro l'angolo per chi bussa alle porte di un'amministrazione pubblica. La Cgil accusa la ministra Giulia Bongiorno di avere inferto «un colpo mortale» al settore. «Non ci resta ormai che aspettare il nuovo esecutivo», dice il numero uno della Cisl Fp, Maurizio Petriccioli, invocando assunzioni, stabilizzazioni e scorrimento delle graduatorie. La Uil Fpl prevede addirittura «400 mila» persone in fuga dalla P.a. Un'emorragia che era nelle cose, data l'età avanzata dei dipendenti pubblici, e che Quota 100 non fa che «accelerare».

Le proporzioni del fenomeno sono tali che tante amministrazioni, soprattutto quelle più piccole, non riescono a
farvi fronte da sole. A lanciare l'allarme è la Fp Cgil di Bergamo. Lo sblocco totale del turnover, viene spiegato, «ha
colto impreparati molti Comuni», che faticano a indire concorsi e portarli a termine in tempi rapidi. Una via d'uscita potrebbe essere il concorso unico, che vede più enti mettersi insieme.
Il problema sollevato dal sindacato è chiaro: è difficile immaginare un ricambio, che porti a una sostituzione immediata di chi se ne va, senza un piano che accompagni tutta la Pa Un piano che Cgil, Cisl e Uil definiscono «straordinario» e non più procrastinabile.



 

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