«Io, un esempio per tutte»: assalto a Venezia per Chiara Ferragni

«Io, un esempio per tutte»: assalto a Venezia per Chiara Ferragni
di Titta Fiore
Giovedì 5 Settembre 2019, 08:03 - Ultimo agg. 15:05
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Chiara è «superfelice». «Superemozionata». «Superpositiva». E ogni tanto parla di sé in terza persona, ma solo «per visualizzare gli obiettivi». Perché Chiara guarda avanti e non si sente mai completamente arrivata. Anche se è l'influencer di moda più importante del mondo secondo «Forbes», un fenomeno da 17 milioni di follower e il capo di un impero digitale con 80 dipendenti, un marchio personale e diversi milioni di fatturato.
 
A 32 anni ha creato una macchina perfetta intuendo prima degli altri le enormi potenzialità della rete e per festeggiare si è regalata un film autocelebrativo, «Unposted», diretto da Elisa Amoruso, che non rivela niente che non si sapesse già da Instagram, ma dà la misura delle dimensioni planetarie del caso Ferragni. Attesissimo alla Mostra, ieri si è visto nella sezione Sconfini in due proiezioni prese d'assalto e uscirà nelle sale dal 17 al 19 settembre. Sarà «un evento da centinaia di copie, data l'enorme richiesta degli esercenti», spiega l'ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco. Facile previsione, a guardare la folla di ragazzine in delirio intorno al red carpet. Chiara e suo marito Fedez fanno più sensazione di George Clooney con Amal, dei Brangelina dei tempi felici. È un fatto. Lui la tiene per mano, lei sorride: «È il mio supporto, ci completiamo, siamo i più grandi fan l'uno dell'altra».
Nel film si vedono i suoi traguardi, la sua capacità d'inventarsi un lavoro dal nulla, la determinazione, la forza di farsi largo nel mondo diffidente della moda. Com'è nata l'idea di questa cinebiografia? «Non è partita da me, c'era stata una proposta di Netflix, ma puntava troppo sul privato. Io invece notavo un crescente interesse per il mio lavoro, e così mi sono decisa. All'inizio ero molto spaventata all'idea di affidare la mia storia a un'altra persona, sono troppo abituata a raccontarmi da sola. Il documentario mi ha fatto scoprire aspetti di me che non conoscevo». Per esempio? «Per esempio, che devo a mia madre se ho imparato a esprimermi davanti alla telecamera, i suoi filmini di famiglia sono stati la mia scuola. Mia madre mi ha fatto sentire speciale fin da piccola». Spiega la regista: «Volevamo dare delle risposte: come si diventa un'imprenditrice digitale, cosa significa aver capito prima degli altri una rivoluzione tecnologica e culturale?». E pensa di esserci riuscita con «Unposted», Chiara? «Spero di condividere un messaggio positivo: siate determinati a realizzare i vostri sogni. Sono felice di essere fonte di ispirazione per tante ragazze. E magari questa sarà l'occasione per sfatare i pregiudizi su di me». Mai contemplata l'idea del fallimento? «Ne ho avuti anch'io, di brutti momenti, ma le sconfitte fanno parte di un percorso, ci aiutano a capire dove abbiamo sbagliato e a ricominciare». Per milioni di adolescenti è un modello, ma le critiche dei «leoni da tastiera» non hanno risparmiato nemmeno lei. «Per fortuna ho un carattere forte, ma gli attacchi gratuiti e la cattiveria di certi commenti mi hanno fatto dubitare di me, soprattutto all'inizio, quando alle fashion week dicevano che non sarei durata più di sei mesi... Ora non ci penso più e m'impegno a combattere il cyberbullismo, proprio perché ne sono stata vittima. Ci tengo ad essere d'esempio».
Tra le riunioni con uno staff agguerritissimo, i viaggi in giro per il mondo, le sfilate, la promessa di nozze e i preparativi per il matrimonio faraonico a Noto, non c'è nulla che i Ferragnez non condividano con i follower. «Tutto proprio, no, viviamo off line tanti momenti. Nel film Fede parla di prendersi un anno sabbatico, ma è una sua esigenza, io mi ricarico molto velocemente, la mia vita è stare in mezzo alla gente, raccontarmi, mi cibo di questa energia». Non tutti hanno approvato, però, la decisione di condividere le immagini del piccolo Leone, sovraesposto fin dalla nascita. «Mostrare la nostra felicità familiare ci è sembrata la cosa più naturale, è un messaggio superpositivo. Quando ero piccola mia madre filmava tutto, i nostri figli a 18 anni avranno un bagaglio di immagini fatte con un nuovo linguaggio. La privacy è un concetto strano e cambia velocemente. Io sono un libro aperto, comunico con onestà la mia vita e sono fiera di essere una brava persona». Di casa a Los Angeles, amica di Paris Hilton, mai pensato di fare il grande passo nel cinema? «Non scherziamo, non è il mio mondo. Da bambina sognavo d'incontrare DiCaprio e mi commuovevo con Titanic. Poi nel 2013 l'ho incrociato a Cannes, al galà dell'Amfar, mi sono avvicinata per fare una foto e i suoi bodyguard mi hanno sbarrato la strada».
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