Venezia, il toto leone: «J'accuse» sfida «Joker»

Venezia, il toto leone: «J'accuse» sfida «Joker»
di Titta Fiore
Sabato 7 Settembre 2019, 09:46 - Ultimo agg. 15:09
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Venezia. Fioccano i primi premi, e molti vanno a film «made in Naples» per storia, autori o attori. Al Pasinetti, il riconoscimento assegnato dal sindacato cinegiornalisti, fa il pieno «Il sindaco del rione Sanità» di Mario Martone (con gli attori Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo), scelto anche per il Leoncino d'oro dell'Agis scuola. Nel palmares lo affiancano il documentario sul cinema d'impegno civile di Francesco Rosi firmato da sua figlia Carolina con Didi Gnocchi e il premio a Valeria Golino, primadonna di questa edizione con ben tre film, tra Costa Gavras, Igort e Salvatores. Un segno di grande vivacità culturale, di rinnovata creatività che sarebbe bello se trovasse qualche conferma nel verdetto principale. Nel gioco dei pronostici, o meglio nella classifica dei film più amati dalla critica internazionale lungo i dieci giorni del festival, sono ancora in testa «J'accuse» di Polanski e «Joker» di Todd Phillips, entrambi lodatissimi anche per i due attori protagonisti: Joaquin Phoenix, che a Venezia ha già vinto la Coppa Volpi per «The Master», e l'Oscar francese Jean Dujardin. Reggono le quotazioni di «The Laundromat» (anche qui cast strepitoso con Meryl Streep in testa) e «Marriage Story» con la sempre brava Scarlet Johannson, crescono nel gradimento l'australiano «Babeteeh» di Shannon Murphy, che sa raccontare malattia, disagio giovanile e famiglia con un'energia senza lacrime, ed «Ema» di Pablo Larrain, autore che gli «analisti» della giuria ritengono caro al cuore della presidente Lucrecia Martel. L'ottima accoglienza avuta dai film italiani in gara, «Il sindaco del rione Sanità» e «Martin Eden» di Pietro Marcello, potrebbero far ben sperare e certamente il giurato italiano Paolo Virzì ce la metterà tutta per sottolineare ai colleghi di voto il valore delle due opere.

 

Stasera sapremo, nella cerimonia condotta dalla madrina Alessandra Mastronardi. Comunque vada, la chiusura farà faville con il film di Giuseppe Capotondi che schiera, nel cast, la superstar Mick Jagger.
Nell'ultima giornata del concorso ha tenuto banco il film di Franco Maresco «La mafia non è più quella di una volta», affresco survoltato su Palermo a venticinque anni dagli attentati a Falcone e Borsellino. Nello stile grottesco ed esagerato di «Cinico Tv» e surfando tra personaggi sopra le righe come l'organizzatore di concerti neomelodici Ciccio Mira, già visto in «Belluscone», il film racconta le difficoltà, ma anche i tentativi, dei palermitani di prendere le distanze dalla mafia e l'assenza di partecipazione civile in quartieri borderline come lo Zen. Inanellando surreali situazioni con il contrappunto della celebre fotografa Letizia Battaglia, indomita testimone delle guerre di Cosa Nostra, la storia fa anche riferimento diretto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di cui si sottolinea il mancato commento alla sentenza del 20 aprile 2018 sull'esistenza della trattativa Stato-mafia. «Noi siciliani abbiamo il silenzio nel Dna» dice lo sgangherato Ciccio Mira alla cinepresa di Maresco. Spegne sul nascere ogni polemica il Quirinale in una dichiarazione del consigliere per la stampa e la comunicazione del Capo dello Stato: «Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura».
Assente per idiosincrasie personali Maresco, annullata la conferenza stampa, a rappresentare «La mafia non è più quella di una volta» sul tappeto rosso sono rimasti Letizia Battaglia e il produttore Rean Mazzone. «Nessuna polemica, ci mancherebbe» dicono, «Mattarella è una persona perbene e degna di tutto il nostro rispetto, ha fatto e continua a fare cose importantissime per il Paese». Perché Maresco ha deciso di disertare la Mostra? Lo giustifica Mazzone: «Franco rifugge la platea, ha i suoi malesseri che sfoga lavorando, dorme troppo poco. Non nasconde la sua sofferenza, che è anche la sua forza creativa». Taglia corto Battaglia: «Io dico che è un intellettuale un po' snob, prima ci ha buttato nella mischia e poi non è venuto. Comunque, meno male che Maresco c'è, con il suo scetticismo e tutto. È un baluardo della nostra terra. Il film mi piace molto, non condivido alcune cose - che non starò qui a spiegare - ma in ogni caso amo la sua ferocia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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