Cina, tensione con l'Italia: «Sul 5G sia equa con noi»

Cina, tensione con l'Italia: «Sul 5G sia equa con noi»
Cina, tensione con l'Italia: «Sul 5G sia equa con noi»
di Roberta Amoruso
Sabato 7 Settembre 2019, 08:01 - Ultimo agg. 15:54
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Sullo sfondo ci sono le accuse per niente velate di Donald Trump alla Cina di Huawei e Zte, responsabile di puntare sul 5G per spiare diversi Paesi nel mondo. Anche l'Europa si è mossa da tempo per avere «un approccio comune» a livello europeo alla sicurezza delle reti di nuova generazione, con tanto di «misure» da far scattare entro l'anno contro eventuali rischi. Segno che il dossier 5G è un osservato speciale un po' ovunque, da tempo. Eppure la mossa dell'Italia, che ha fatto scattare il golden power sulle forniture dei colossi cinesi a cinque operatori tlc, non è piaciuta a Pechino.

La Cina auspica che «l'Italia opti per la strategia di fiducia reciproca e mutuo beneficio fornendo le condizioni eque alle imprese cinesi per approfondire la cooperazione e portare benefici più tangibili ai due i Paesi», ha fatto dunque sapere il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang all'indomani della decisione del governo italiano appena insediato di esercitare i poteri speciali del golden power sulle forniture a Tim, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Linkem. Certo, i toni sono ben diversi da quelli dello scontro con gli Usa, ma dietro le parole della diplomazia c'è un messaggio chiaro di allarme, dopo che il maximemorandum Italia-Cina firmato dal governo Lega-M5s ha sancito a marzo scorso l'adesione al progetto infrastrutturale cinese della Via della Seta, con collaborazioni reciproche anche sulle tlc, se non proprio sul 5G.

«Huawei e Zte sono i massimi fornitori e godono di reputazione tra i distributori», ha puntualizzato ancora Geng, nel corso della conferenza stampa. Tanto per provare a rassicurare i Paesi occidentali che temono per la sicurezza delle telecomunicazioni affidando la realizzazione delle reti a operatori come Huawei e Zte. «Non c'è prova che mostri che i loro prodotti abbiano rischi sulla sicurezza», ha poi aggiunto il portavoce. Anzi. «Per molti anni, le due società hanno collaborato con gruppi e centri di ricerca italiani e hanno fatto e fanno massicci investimenti, creando migliaia di posti e contribuendo anche in Italia allo sviluppo industriale e all'aggiornamento delle infrastrutture. Questa cooperazione con i gruppi italiani non ha mai posto problemi di sicurezza». Come dire: la fiducia deve restare anche in futuro, almeno agli occhi di Pechino.

I NODI
Il realtà, il dossier 5G è più complesso di altri e va oltre le comunicazioni tlc, visto che punta a diventare il codice dell'Internet of things, cioè di quel terreno in cui far muovere droni, case, auto, industria e oggetti connessi tra loro nella smart city del futuro, che si connetterà ad altre smart city. Una vera rivoluzione, con notevoli vantaggi. Ma il controllo del traffico dati non può essere messo in discussione. Senza contare i rischi per le reti informatiche, che hanno il compito di gestire la distribuzione elettrica ed i trasporti. Un attacco cyber può colpire in futuro mettendo in crisi un intero sistema.

LE POSSIBILI FALLE
A lanciare l'allarme è stato un recente anche rapporto dell'Enisa (European Union Agency and Information Security), l'agenzia Ue che si occupa di sicurezza, una ricerca che mette in luce alcune potenziali falle del passato, che potrebbero ancora minacciare il nuovo mondo del 5G. La preoccupazione principale dell'Enisa riguarda il fatto che le reti mobili dipendono ancora da SS7 e Diameter, due protocolli per il controllo delle comunicazioni (chiamate e dati vocali di routing), che erano stati progettati per l'era 2G/3G con scarsa attenzione alla sicurezza.

Negli anni sono certamente stati fatti notevoli progressi, ma l'Enisa ritiene che i protocolli in questione siano fondamentalmente difettosi, lasciando aperte potenziali vulnerabilità sulle reti di domani. Vulnerabilità che posso essere fatali, considerando quanto sono cresciuti negli anni i rischi di cybercrime e spionaggio.

Di qui la necessità di far scattare adeguate misure di sicurezza. Per ora l'Italia, esercitando i poteri speciali sui contratti di fornitura per le reti 5G sui contratti firmati con operatori, non ha fatto altro che accendere un potente faro, prescrivendo l'obbligo di informativa e test periodici, ma anche un comitato di monitoraggio ad hoc sulle attività in questione. Ma dall'Europa, potrebbero arrivare anche altri paletti per i colossi cinesi.
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