«Presidente Trump: libera Hong Kong».
Il grido che si leva da oriente è disperato e giunge fino alla Casa Bianca.
E così il tycoon, costantemente sotto scacco in patria a causa di polemiche interne mai finite, si ritrova in maniera quasi bizzarra eroe altrove.
La protesta infiamma letteralmente le strade, tra barricate che si levano come mura di fuoco e la Cina che, dal canto suo, non molla la presa.
Decine di migliaia di manifestanti alle porte del consolato a stelle e strisce, dunque.
E un messaggio chiaro: abbiamo bisogno di voi, da soli non ce la facciamo.
Se non un film già visto, uno scenario socio-politico che presenta un gran numero di punti in comunque con quello del più vicino Venezuela.
In entrambi i casi, un popolo strangolato dal suo stesso governo che si ritrova a sperare in una grave ma necessaria ingerenza esterna. Addirittura in un’invasione.
«Condividiamo gli stessi valori di libertà e democrazia», spiega uno dei tanti volti della piazza di Hong Kong. «Gli Stati Uniti sono il Paese della democrazia, Trump è stato eletto dalla sua gente, vogliamo esattamente questo».
La possibilità di scegliere negata invece da Pechino.
Tre mesi di caos e apparentemente nessuna via d’uscita. Se non, appunto, un eventuale colpo di scena da Washington.
Proprio come per Caracas, Trump è tentato dall’idea di recitare la parte del paladino. I suoi consiglieri tendono, però, com’è ovvio che sia, a dissuaderlo.
Sul fronte latinoamericano, per le complesse ramificazioni storico-politico-ideologiche che ruotano attorno all’intero continente, in particolare rappresentate dal diffuso e potenzialmente esplosivo sentimento antiamericano.
Su quello orientale, per delle relazioni già di per sé al limite dello scontro con la Cina che colpisce e che viene colpita dai dazi.
È chiaro che su questo versante specifico passare dalle tensioni economiche a una brusca rottura diplomatica aprirebbe a rischi che è difficile anche soltanto immaginare.
Eppure a Hong Kong ci credono. Un po’ come qualcuno continua a crederci pure nella terra di Bolívar.
Eppure, quasi incredibilmente, c’è chi ripone in Trump la sua ultima speranza.
Hong Kong come il Venezuela: l’ultima speranza è Trump
di Luca Marfé
Lunedì 9 Settembre 2019, 09:56
- Ultimo agg. 15:30
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