Caso Diabolik, Gaudenzi aveva paura: «Senza i soldi sono morto»

Caso Diabolik, Gaudenzi aveva paura: «Senza i soldi sono morto»
di Michela Allegri e Camilla Mozzetti
Giovedì 12 Settembre 2019, 09:28 - Ultimo agg. 09:29
3 Minuti di Lettura


Fabio Gaudenzi aveva paura. Dopo essersi indebitato «con soggetti appartenenti ai circuiti malavitosi della Capitale», compresi il boss del Mondo di Mezzo, Massimo Carminati, il suo braccio armato Riccardo Brugia, e «gli amici di San Giovanni», i fratelli Bracci, aveva capito che lui e il suo socio, Filippo Maria Macchi, non sarebbero riusciti a restituire il denaro. L'affare in cui avevano investito, un giro di contrabbando di oro dall'Africa, avrebbe dovuto fruttare milioni, e invece si era risolto in un buco nell'acqua. Gaudenzi era terrorizzato: «Io devo pagare, questi mi ammazzano, qui non c'è da giocare, io devo sistemare queste cose, in un modo o nell'altro», dice intercettato.

Diabolik: «Dietro l'omicidio un affare da 3 quintali d'oro»

Carminati era solo la punta dell'iceberg, e Gaudenzi, oggi, racconta di essere spaventato ormai da anni. Proprio quell'affare, ha detto ai pm della Dda, sarebbe costato la vita a Fabrizio Piscitelli, ucciso con un colpo di pistola il 7 agosto nel parco degli Acquedotti. A suo dire, avrebbe cercato di aiutarlo. Proprio come Maurizio Terminali, un altro militante dell'estrema destra morto a Brescia. Circostanza sulla quale gli inquirenti stanno indagando. I dettagli di quell'affare finito male sono negli atti dell'inchiesta Mondo di Mezzo. Intercettazioni, verbali, testimonianze.
 



IL PRESTITO
Tutto parte nell'aprile del 2014, quando Macchi propone a Gaudenzi l'operazione il cui costo complessivamente era di 500 mila euro. Macchi aveva trovato quasi tutta la cifra, mancavano solo gli ultimi 60 mila euro. Proprio grazie all'intermediazione di Gaudenzi, la somma era stata messa a disposizione per metà da Raffaele Bracci e per il restante da Carminati e Brugia. Ottenuto il denaro, Gaudenzi e Macchi partono (è il 30 aprile 2014) dall'aeroporto di Ciampino con aereo privato della società Livingstone diretto in Africa. Il viaggio sarebbe dovuto durare poco, invece si protrae fino ad agosto. E in 4 mesi il prestito ottenuto non viene restituito nonostante il patto con Carminati: restituire i 30 mila euro entro un mese, più altri 10 mila euro. Una volta rientrati in Italia, però, Macchi vola in Brasile e Gaudenzi resta solo. Vani i tentativi di recuperare il denaro. Denaro che, in parte, doveva essere restituito anche all'ex moglie del Nero, Romana Rizzo. Gaudenzi si sfoga con Macchi: «Se va male qualcosa, a me qualcuno non è che me posso avere contro pure loro, cioè sennò sono morto in partenza». E Macchi commentava: «Loro sono quelli che non devi proprio mai avere contro». Ma loro stavano iniziando a perdere la pazienza. Intercettato il 18 agosto 2014, Carminati parlando con Brugia, dice: «Parto de martello come non porta i soldi a Romana». Le scadenze si fanno sempre più fitte: «Mi servono i soldi Filì continua in un'altra telefonata Gaudenzi ma arriva questo bonifico? Io devo pagare, questi mi ammazzano». E ancora pochi giorni dopo: «Bisogna trovare una soluzione, dobbiamo dare i soldi a Raffaele e Riccardo entro il 30 settembre» perché dice ancora Gaudenzi «non posso avere nemici Riccardo da una parte e Raffaele dall'altra, significa essere morti a Roma». A ottobre Gaudenzi crolla e incontra Raffaele Bracci dicendogli che Macchi non riusciva a restituire il denaro e che Brugia gli ha concesso una proroga. Il 15 novembre 2014, Gaudenzi chiama un parente di Macchi chiedendo notizie: dice che è all'estero da tre mesi e che lui ha bisogno che torni in Italia, «sta cosa non finisce bene, cioè lui mi deve dare i soldi e soprattutto agli amici miei, lo sa che persone sono».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA