Napoli, liberi due figli del boss Di Lauro: a casa i rampolli di Ciruzzo ’o milionario

Napoli, liberi due figli del boss Di Lauro: a casa i rampolli di Ciruzzo ’o milionario
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 11 Gennaio 2015, 10:25 - Ultimo agg. 12 Gennaio, 10:24
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Hanno scontato il loro debito con la giustizia italiana. Bastano poco meno di nove anni per pagare il conto con la legge, e poco importa se quella era una condanna pesante, condanna di camorra nera, resa ancor più lugubre per il nome che l'accompagna. Di Lauro.



Ed eccoli liberi come farfalle, due dei rampolli della famiglia di delinquenti che hanno impresso il sigillo di droga e di morte su Secondigliano e Scampia, contribuendo a creare le leve criminali che si sarebbero poi opposte al sangue del loro sangue con le faide che si sarebbero avvicendate nel tempo: Ciro e Vincenzo Di Lauro sono tornati in libertà, nel giro di dieci giorni.



Ciro, che era detenuto in Sardegna, è uscito dal carcere a Natale. Ieri è toccato a suo fratello Vincenzo, più piccolo di un anno e mezzo di Cosimo, l’uomo che scatenò orrori e morte per rispondere all’offensiva degli scissionisti durante la prima guerra di camorra che seminò decine di morti nell'area nord di Napoli.



Tutti figli di Paolo Di Lauro, che l’epica camorrista disegna come «Ciruzzo 'o milionario», uomo astuto al punto da riuscire ad eludere i rigorri della legge per decenni, figurando ufficialmente come comerciante in pellami, mentre in realtà era un narcotrafficante che inondava il territorio di cocaina e altri veleni, forgiando anticipatamente gli epigoni di Gomorra. Oggi per la legge Ciro e Vincenzo sono due uomini liberi. Hanno pagato il prezzo, hanno scontato la loro pena per associazione per delinquere di stampo mafioso.



E, chissà, domani si ricomincia. Speriamo non sia così, ma i segnali indicano che le cose - mai come in questo momento complicatissime in tutta la città di Napoli, nell’area nord di Napoli potrebbero subìre un’accelerazione criminale inattesa. Anche perché resta ancora una primula rossa il fratello minore dei due, Marco. E Marco, stando alle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, resta saldamente da circa dieci anni dalla guida del clan.

Fu lui ad assumere le redini della cosca proprio all’indomani dell’arresto del fratello Vincenzo, arrestato dopo Cosimo e Ciro, i primi due figli di Paolo (che ha dieci eredi maschi). Fino a qualche giorno fa tutti, tranne il più piccolo, Giuseppe, erano in galera o latitanti.



Le indagini di polizia e carabinieri hanno accertato che il clan in questi anni ha continuato a gestire la vendita degli stupefacenti all’interno del Rione dei Fiori, ribattezzato «rione Terzo Mondo». Le bustine si smerciavano in via Barbiere di Siviglia, in via Miracoli a Miano (piazza di spaccio destinata alla vendita di cocaina) ed in via Praga Magica (piazza di spaccio deputata alla vendita di hashish e marjuana). Il «sistema» architettato dalla famiglia Di Lauro è quello di una grande impresa e prevede l’alternarsi di vere e proprie «squadrette» di spacciatori, in grado di assicurare la vendita anche per 24 ore consecutive.