Asili nido, Sud assente: il Nord compie lo scippo

Asili nido, Sud assente: il Nord compie lo scippo
di Marco Esposito
Sabato 17 Gennaio 2015, 13:26
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Sono bastati cinque minuti, dalle 8:15 alle 8:20, per chiudere la partita sui fabbisogni di asili nido, confermando i tagli al Mezzogiorno e l’«errore tecnico grave» di cui pure aveva parlato il sottosegretario Graziano Delrio. Non è stata una decisione affrettata però, perché la Bicamerale sul federalismo fiscale, prima della seduta-blitz conclusiva, aveva discusso a lungo del problema dei fabbisogni standard e in particolare degli asili nido posti a zero in tanti comuni del Sud, anche se alla fine ha deciso di lasciare le cose come stanno, «errore tecnico» compreso.

Una discussione molto approfondita, come risulta dai verbali relativi alle sedute di dicembre e pubblicati solo ora, e tuttavia il dibattito è stato, per certi aspetti, monco.

Su un tema così delicato per gli equilibri territoriali sono intervenuti nel confronto due di Varese, uno di Modena, due di Belluno, due di Ravenna, uno di Alessandria e uno di Torino per un totale di nove rappresentanti eletti al Nord mentre tutti e cinque i parlamentari dell’Italia meridionale membri della Bicamerale sono risultati assenti o, almeno, taciturni.

La decisione della Bicamerale è di quelle epocali: dà il via ufficiale all’attuazione della Costituzione del 2001 e sarà attuata sin dal riparto delle risorse del 2015. Con i «fabbisogni standard» i soldi ai singoli Comuni non saranno più assegnati in base alla spesa storica ma tenendo conto con la maggiore precisione possibile dei reali bisogni della popolazione per tutti i servizi gestiti dai Comuni stessi, dalla sicurezza con i vigili urbani all’anagrafe, dall’illuminazione stradale alla programmazione urbana, dalla gestione del verde alla manutenzione stradale, dalla raccolta dei rifiuti al trasporto pubblico, dalla spesa sociale a quella per l’istruzione fino al famoso servizio di asili nido.

I fabbisogni standard sono insomma un grande passo avanti per il controllo della spesa e della qualità dei servizi che però è inciampato in un errore. I tecnici della Sose (società del ministero del Tesoro) e quelli della Copaff (Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale) hanno infatti deciso di calcolare il fabbisogno misurando i bisogni reali per tutti i servizi tranne che per istruzione e asili nido. In questi due soli casi invece di calcolare le esigenze della popolazione hanno accertato la spesa storica, confermando in pratica la stessa. Per capirsi: mentre per i servizi agli anziani si è verificato il numero di anziani e quindi si è ripartito il fabbisogno tra tutti i Comuni (assegnando una cifra anche a quei Municipi che non erogano alcun servizio) per gli asili nido e per l’istruzione si è considerato solo il servizio effettivamente erogato (nel 2010). Gli anziani sì e i bambini no? Forse perché i primi vivono più al Nord e gli asili mancano più al Sud?

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