L'esperto: «Nuovo scenario, il bradisismo è tornato in fase ascensionale»

L'esperto: «Nuovo scenario, il bradisismo è tornato in fase ascensionale»
di Nello Mazzone
Venerdì 9 Ottobre 2015, 10:15 - Ultimo agg. 14:42
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POZZUOLI. I Campi Flegrei e lo sciame sismico che due giorni fa ha fatto ripiombare Pozzuoli nell’incubo del bradisismo già vissuto negli anni ’70-’80 è stato tra i vari argomenti trattati nella riunione che si è tenuta ieri nella sede della Protezione civile nazionale e alla quale ha partecipato anche il presidente nazionale dell’Ingv, Stefano Gresta. La Protezione civile ha chiesto una relazione dettagliata per capire quale sia la situazione a Pozzuoli e, soprattutto, quali gli scenari ipotizzati dai vulcanologi per i prossimi mesi. La relazione sarà pronta nei prossimi giorni. Intanto sulla recrudescenza sismica flegrea non ha dubbi il professore Giuseppe Luongo, Emerito di Fisica del vulcanismo alla Federico II di Napoli, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano e componente della Commissione Grandi Rischi e del Comitato delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri naturali: «Ci troviamo in una fase bradisismica crescente dal punto di vista del sollevamento del suolo, anziché in quella discendente come si poteva ipotizzare qualche mese fa dopo un periodo di stasi, ma le dimensioni del fenomeno sono decisamente contenute. Quello che mi preoccupa, piuttosto, è ben altro».



Cosa la preoccupa in particolare?

«Più che il bradisismo, mi preoccupa la completa assenza di collegamento tra Protezione civile, Osservatorio vesuviano, enti locali e cittadinanza. Due giorni fa sono bastate poche microscosse per mandare in tilt un sistema che avrebbe bisogno di essere compreso e conosciuto da tutti. Manca la catena di collegamento e in questo scenario non c’è previsione o prevenzione che tenga. Qui vanno rivisti seriamente i momenti di formazione della popolazione e i piani di evacuazione».



Secondo la Protezione civile nazionale in caso di emergenza e in attesa di avere il nuovo piano di esodo aggiornato, potrebbe essere usato quello del Vesuvio o quello del 2001 dei Campi Flegrei.

«Questo è un problema serio che forse è stato sottovalutato a livello nazionale. Se dicono che si può usare il piano per il Vesuvio, che bisogno c’è allora di farne uno per i Campi Flegrei? E, soprattutto, temo che possiamo fare riferimento al piano del 2001, nel quale c’è scritto che in caso di esodo si dovranno usare strade che oggi sono state modificate e le ferrovie Sepsa e Circumvesuviana. Ma lei si immagina cosa potrebbe accadere se applicassimo quel piano vecchio di quattordici anni?».



Cioè chi scappa dal terremoto o da una eruzione dovrebbe mettersi nei vagoni della Cumana o della Circum?

«Era previsto anche questo nel piano del 2001. Ovviamente lancio una sorta di provocazione per fare capire quanto tempo si è perso invano per colpa anche degli attori locali, cioè i Comuni»

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Da un punto di vista della vulcanologia, cosa sta avvenendo nei Campi Flegrei?

«Siamo in un periodo di sollecitazioni sismiche ma l’energia liberata è molto bassa. Si tratta di sollecitazioni sopportabili anche da un punto di vista statico per edifici e strutture, che siano di partenza in buone condizioni. Si sta sprigionando bassa energia, ma le scosse si verificano quando avvengono le fratture delle rocce. Cioè la crosta terrestre si innalza e quando le rocce non seguono questo andamento, avviene lo “strappo” che provoca il sisma».



Due giorni fa migliaia di puteolani hanno detto di aver sentito dei boati, come accadeva nel 1970.

«I boati sono causati dalla propagazione del suono tra le rocce e più superficiale è l’epicentro e più forte è il boato. Gli scienziati ragionano secondo modelli previsionali e in questo caso lo sciame sismico di due giorni ha solo confermato che la fase ascendente del bradisismo sta continuando, mentre alcuni pensavano che fosse terminata, ma non c’è assolutamente nulla di cui preoccuparsi. Ci sono invece i problemi creati dai cittadini in preda al panico che non sanno cosa fare e intasano strade, porti e stazioni ferroviarie: questo sarebbe il vero disastro».

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