Libia, sfida all'Italia: «Navi da guerra nelle nostre acque, reagiremo». Roma smentisce. Devastato cimitero italiano a Tripoli

Libia, sfida all'Italia: «Navi da guerra nelle nostre acque, reagiremo». Roma smentisce. Devastato cimitero italiano a Tripoli
Sabato 21 Novembre 2015, 00:04 - Ultimo agg. 3 Novembre, 08:50
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Alta tensione fra Italia e Libia. Un duro monito è arrivato dalla Libia a Roma dopo che ieri, secondo il governo di Tobruk, tre navi da guerra italiane sarebbero state avvistate nelle acque territoriali libiche, «nei pressi delle coste di Bengasi, a Daryana». Un movimento smentito ufficialmente dal ministero della Difesa italiano.

Inanto il cimitero cattolico italiano di Tripoli Hammangi, dove riposano i resti di circa 8000 italiani, è stato di nuovo devastato.

Lo fa sapere l'Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia (Airl).

Le navi. «La notizia diffusa stamane da fonti libiche circa la presenza ieri di tre navi italiane nelle acque territoriali libiche è falsa», afferma una nota. «Tutte le navi militari italiane presenti nel Mediterraneo operano in acque internazionali rispettando i limiti stabiliti dai trattati», conclude la Difesa.

Con un comunicato il governo libico ha fatto sapere di «condannare con fermezza la violazione delle proprie acque territoriali» e che «non esiterà a ricorrere a tutti i mezzi che gli consentano di proteggere le sue frontiere e la sua sovranità territoriale». Tobruk invita l'Italia «a rispettare i trattati firmati tra i due Paesi» e bolla «l'ingresso delle navi italiane come un atto contrario a tutti gli accordi internazionali ratificati dall'Onu».

E l'aviazione libica ha fatto decollare ieri in tarda serata i suoi caccia militari per «monitorare l'attività delle navi da guerra italiane», ha affermato il capo di Stato maggiore libico, Saqr Geroushi, citato dai media locali.

Il cimitero devastato. «Sono immagini che si commentano da sole per la loro inciviltà e che completano il quadro tragico della situazione in Libia», afferma la presidente dell'Airl Giovanna Ortu. «Grazie a Dio non abbiamo bisogno di tombe materiali per pregare in ricordo di quei morti, e ci piace ricordare la lunga tradizione di rispetto fra le diverse religioni che ha caratterizzato la nostra vita laggiù. La preoccupazione per i vivi libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti prevale sull'accorata preghiera per i nostri cari defunti», sono le parole di Giovanna Ortu e di Giancarlo Consolandi, presidente dell'Exlali, Associazione alunni scuole cristiane di Tripoli.

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